Usa-Iran, storico faccia a faccia di quattro ore

I rapporti bilaterali restano tesi: sul colloquio ha dominato il clima da «guerra di ostaggi» sviluppatosi tra le pieghe del conflitto iracheno

Si chiama Musudan ed è un missile balistico con una gittata stimata tra i 2.500 ed i 3.200 km, il più temibile ordigno di cui sarebbe entrato in possesso l’Iran, grazie alla collaborazione nordcoreana. Il nome è stato attribuito dal ministero della Difesa giapponese e deriva dalla zona della Corea del Nord dove la nuova arma è stata identificata.
L’Iran ne avrebbe ottenuti ben 18 esemplari, consegnati già due anni fa. Ma per sfuggire alla sorveglianza dell’intelligence, i missili sono stati inviati smontati, con le diverse componenti occultate tra materiale ed equipaggiamenti innocui, probabilmente inviati via mare e con una adeguata copertura fornita dalla struttura di procurement iraniana che si occupa di proliferazione missilistica e nucleare. Il compito di assemblare gli ordigni, verificarli e produrre il combustibile spetta all’Iran, con l’assistenza nordcoreana. È possibile che Teheran si attrezzi per produrre localmente questo missile, che può portare una testata convenzionale o nucleare.
L’Iran non può però permettersi di sperimentare la nuova arma alle massime distanze senza suscitare un vespaio internazionale e sarebbe ben lieto che il suo fornitore procedesse a qualche lancio di prova, ma nell’attuale contesto strategico neanche Pyongyang ha interesse a lanciare missili con una gittata così elevata. L’Iran potrebbe essere perciò costretto a testarlo da solo. Per ora i Pasdaran, che gestiscono la brigate missilistiche strategiche iraniane, devono accontentarsi di tenere nascosti i nuovi giocattoli, sperando che funzionino a dovere in caso di necessità.
Il missile Musudan non è un prodotto nuovo: è infatti un derivato clandestino di un vecchio progetto russo, il missile navale SSN-6 Serb, imbarcato sui sottomarini lanciamissili balistici Yankee. Il Serb fece la sua comparsa pubblica nel 1967 ed è frutto quindi di una tecnologia relativamente semplice e datata. Ed è per questo che i nordcoreani non hanno avuto problemi a sfruttarla, migliorandola. Sono anni che si parla di un missile coreano basato sull’SSN-6, che potrebbe essere stato realizzato 5-6 anni fa.
Forse è questo il missile «capace di colpire Guam e Okinawa» di cui si è parlato qualche mese fa e che sarebbe addirittura sfilato a Pyongyang. Si tratta di un’arma a propellenti liquidi, più grossa dell’originale: pesa quasi 20 tonnellate, è lunga almeno 10 metri e può portare una testata di oltre 750 kg, con una precisione di circa 1 km.

Due i punti deboli: il carburante liquido, che richiede una lunga preparazione al lancio e non consente una risposta immediata, e le dimensioni notevoli, che ne rendono difficile lo spostamento e l’impiego senza dare nell’occhio. Ma per Israele e per i Paesi del Mediterraneo il Musadan è comunque un nemico terribile.

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