da Milano
Gli alti prezzi del petrolio preoccupano da tempo lamministrazione Bush, che ha ripetutamente esercitato pressioni sui Paesi Opec a favore di aumenti della produzione. Allindomani del nuovo record storico stabilito dal greggio, volato lunedì a New York fino a 61 dollari, il segretario Usa al Tesoro John Snow è tornato sullargomento per sottolineare che i rincari cominciano a danneggiare leconomia, ma non al punto «da mettere a rischio la ripresa». Il debole passo dellEuropa, ha aggiunto Snow, si ripercuote sullAmerica. E questo «spiega il nostro disavanzo commerciale».
La frenata delleconomia americana è comunque ancora lontana. La conferma della favorevole fase congiunturale viene del resto dalla fiducia dei consumatori, salita in giugno ai massimi da tre anni. La sostanziale assenza di tensioni inflazionistiche, grazie alla quale la Fed avrà mano libera per alzare ancora di un quarto di punto i tassi nella riunione di domani, non consente tuttavia agli Usa di abbassare la guardia sul fronte energetico. Al Senato è infatti passato ieri a forte maggioranza un piano di riforma energetica che prevede un maggiore impiego delletanolo e azioni mirate ad aumentare le importazioni di gas naturale. Anche se lapprovazione del progetto è destinata a incontrare forti ostacoli alla Camera, dove più forte è la sensibilità verso le esigenze della Corporate America, si tratta di un segnale di cambiamento importante che dà la misura del desiderio degli americani di affrancarsi dalla dittatura del petrolio.
In attesa che lOpec si pronunci entro la fine della settimana su un ulteriore aumento di 500mila barili al giorno e che il nodo petrolio giunga affrontato nel vertice G8 del 6-8 luglio a Gleneagles, in Scozia, sui mercati petroliferi il greggio ha intanto subìto ieri una forte ondata di realizzi scendendo fino a 58,35 dollari. Rispetto alle tesi formulate dai più pessimisti, che ipotizzano un barile a 100 dollari, altri analisti sono convinti del contrario: le quotazioni delloro nero crolleranno. Tra questi, cè il capo economista di Morgan Stanley, Andy Xie, che definisce limpennata dei prezzi di lunedì «lultimo delirio».
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