Usa, strage al centro immigrati: uccide 13 persone poi si spara

New YorkUn agguato organizzato nei dettagli e 14 morti ammazzati nel giro di due minuti, incluso l’autore della strage, oltre a una ventina di feriti di cui un paio in gravi condizioni. È stata una giornata di terrore quella di ieri a Binghamton, una città di 45mila abitanti a 200 km a nordovest di New York. Il killer è un asiatico di 42 anni, di origini vietnamite, Jiverly Voong. Viveva nella vicina Johnson City, era appena stato licenziato dall’Ibm e proprio questo sembra il motivo della strage che ha fatto all’interno della sede dell’organizzazione American civic association prima di spararsi un colpo d’arma da fuoco al termine di una trattativa con la polizia.
Tutto è cominciato intorno a mezzogiorno, ora di New York. L’uomo, armato di un fucile a pompa e con indosso un giubbotto antiproiettile, è sceso come un fulmine da un’auto di fronte all’ingresso dell’associazione. Dopo aver scaricato l’intero caricatore, si è asserragliato all’interno del centro con una decina di ostaggi. Nella sede dell’American civic association c’erano circa un centinaio di persone tra volontari, impiegati statali e immigrati in attesa di essere aiutati a compilare i moduli per ottenere il visto o i permessi di soggiorno. Una quarantina di persone sono riuscite a fuggire attraverso lo scantinato e dalle uscite antincendio, una trentina o una quarantina tra impiegati e lavoratori stranieri, con diversi bambini al seguito, sono stati sequestrati dal killer e costretti a sdraiarsi per ore sul pavimento.
Sul posto sono intervenute dopo una ventina di minuti le squadre speciali antisequestro della polizia statale di New York, le famose Swat Team. L’area intorno al luogo della sparatoria è stata interamente evacuata in pochi minuti e le scuole della zona sono state blindate, con l’arrivo di un altro centinaio di «troopers», le «teste di cuoio» della polizia statale dello Stato di New York, che hanno vietato agli studenti di abbandonare gli edifici scolastici.
Dopo che la sede dell’American civic association è stata circondata da un centinaio di agenti pronti a fare irruzione, sono iniziate le trattative con il giovane asiatico. Il comandante dello Swat Team, tre ore dopo la sparatoria, ha chiesto l’aiuto di un professore americano della locale università che parla vietnamita, con la speranza di convincere il killer ad arrendersi.
Poi, invece, la notizia del suicidio. Dopo aver ucciso 14 persone, dall’edificio non si sono più sentiti spari. Tre ore dopo si è udito invece un colpo, secco e isolato, e il comandante della polizia antisequestro avrebbe riferito in una conversazione telefonica con il governatore newyorchese, David Paterson, ascoltata da alcuni giornalisti al seguito del governatore che il killer vietnamita si sarebbe suicidato, sparandosi un colpo alla testa a bruciapelo.

«Le vittime erano persone che volevano diventare parte dell’American Dream», ha detto il governatore di New York, David Paterson. «Sono scioccato e profondamente rattristato», ha detto dall’Europa il presidente Barack Obama, mentre il suo vice Joe Biden ha parlato della necessità per l’amministrazione di «fare qualcosa contro questi gesti senza senso».

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