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Usa, tagliati i fondi per gli eroi dell’11 settembre

Il governo federale blocca 125 dei 175 milioni di dollari destinati all’assistenza dei volontari di Ground Zero che si sono ammalati

Mariuccia Chiantaretto

da Washington

I soccorritori dell’11 settembre che hanno rischiato la vita per scavare tra le macerie delle Torri Gemelle potrebbero non essere più curati per mancanza di denaro. La triste realtà è nascosta nelle centinaia di pagine del bilancio del 2006 presentato dalla Casa Bianca.
Il governo federale intende bloccare 125 dei 175 milioni di dollari destinati all’assistenza dei soccorritori. La cifra fa parte del pacchetto di venti miliardi di dollari che il governo ha assegnato tre anni e mezzo fa alla città di New York .
Secondo Scott Millburn, il portavoce dell’ufficio contabile della Casa Bianca, i 125 milioni sono stati depennati dalla lista delle necessità della città di New York perché «non poi così» necessari come era stato previsto.
La decisione si basa su un rapporto presentato al Congresso lo scorso anno in cui si spiega che la città di New York ha speso finora per l’assistenza ai soccorritori soltanto 50 milioni di dollari, di cui 4,4 per migliorare il sistema di computer della commissione che stabilisce i risarcimenti ai lavoratori infortunati in servizio.
Mentre le vedove e i figli delle vittime dell’11 settembre hanno incassato milioni di dollari dal fondo assistenza dei privati cittadini, i volontari che hanno estratto dalle macerie i cadaveri si trovano a fare i conti con un governo indebitato che cerca di imporre tagli. Buona parte dei soccorritori che si sono ammalati sono privi di assistenza sanitaria, e alcuni non sono più in grado di lavorare.
Uno dei due senatori dello Stato di New York, Charles Schumer, ha spiegato che buona parte dei circa 12mila soccorritori del Ground Zero è in precarie condizioni di salute a causa dei gas tossici respirati e, come se non bastasse, non ha un’assicurazione medica. I sintomi che questa gente presenta devono essere periodicamente monitorizzati, ma buona parte di essi non è stata inserita nel programma di assistenza 9/11 presso il Mount Sinai Hospital. 10.182 persone, si legge in un rapporto del Congresso, hanno presentato domanda per essere incluse nella lista di coloro che hanno diritto all’assistenza dello Stato. Moltissime richieste sono state respinte.
La deputata di Manhattan e Queens, Carolyn Maloney, ha chiesto che il piano di assistenza ai soccorritori dell’11 settembre venga esteso dagli attuali cinque anni a venti. «Le malattie respiratorie - ha spiegato - si sviluppano poco alla volta e non possiamo abbandonare persone che hanno bisogno di cure». Secondo la deputata, tutti i soccorritori dell’11 settembre dovrebbero avere diritto alla completa assistenza sanitaria federale offerta da anni ai volontari che aiutano i Rangers durante gli incendi nelle foreste.
Purtroppo però non è così. Secondo un rapporto del Injured Workers Pharmacy, la compagnia che distribuisce medicine a prezzi scontatissimi a chi si è infortunato sul lavoro, le pratiche presentate dai soccorritori dell’11 settembre vengono vagliate molto più severamente di quelle degli altri lavoratori infortunati.
Uno dei simboli della tragedia dei soccorritori dell’11 settembre è Jonathan Sferazo, 50 anni, che ha lavorato come volontario per quattro settimane nelle macerie del Ground Zero. «Ho tirato fuori da lamiere contorte cadaveri anche a pezzi - ha raccontato - e spesso respiravo il fumo verde che fuoriusciva dai computer schiacciati e in combustione. I medici dicono che ho un’infezione polmonare e sono affetto da disordine post-traumatico.

Non posso più lavorare, ma non ho ancora ricevuto risposta alla domanda per ottenere una qualche forma di compenso».

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