È davvero bello e struggente che l'Italia esprima pensieri così dolci per Coppi e per lItalia di Coppi, cinquantanni dopo la fine dellirripetibile epopea. Coppi è poesia, emozione, fantasia. Coppi è romanzo, nostalgia, orgoglio e contemplazione. Però, in questo grande revival di superlativi, tutti giustissimi e meritatissimi, c'è un'operazione che non sta in piedi. Una forzatura e una manipolazione. Una cosa tutta nostra, di noi italiani attaccatissimi alla leggenda nazionale, così innamorati di quel ricordo da travisare la realtà: diciamo ancora oggi che Coppi è il più grande di sempre e di tutti, ma non è vero. Il più grande e il più forte di tutti, anche se dispiace un po' ammetterlo, anche se purtroppo è belga, si chiama Eddy Merckx.
Mi rendo conto che riaprire proprio adesso questo contenzioso mi farà sommergere di improperi. Ma non importa: la bellezza dello sport sta anche in questo, nelle discussioni sfegatate e passionali sui confronti impossibili. Certo, impossibili, perché è chiaro a tutti come il confronto tra Coppi e Merckx sia impossibile. Non si possono scientificamente confrontare due cose così diverse, per epoche, condizioni, mezzi tecnici e persino livelli di benessere sociale. Ma questo non ci impedisce, da sempre, di giocare allo stupendo gioco. Volendo giocare, bisogna però trovare qualche criterio oggettivo di paragone, perché altrimenti si resta nel campo dei gusti, dei ricordi, delle emozioni personali, cioè di una interpretazione egocentrica della storia.
Allora: se riusciamo tutti a liberarci delle cose più belle che Coppi ci ha ispirato in gioventù (io mi dichiaro: all'epoca non c'ero, parlo solo per letture e per sentito dire), ecco, se riusciamo a sgomberare il campo dai sentimenti, non possiamo che fermarci alle opere. Ai fatti. Alle imprese firmate dai due fuoriclasse. In questo caso, sono addolorato nel comunicarlo, ma non c'è proprio paragone.
Forse è meglio che lasci parlare i numeri. Vittorie di Coppi: 123. Vittorie di Merckx: 445. Qualcuno potrebbe subito obiettare che i numeri dicono poco: non conta quante vittorie, ma quali vittorie. Sacrosanto. Sono perfettamente d'accordo. Spulciamole con criterio estetico, restando ai trofei monumentali.
Tour de France: Coppi 2, Merckx 5. Giri d'Italia: Coppi 5, Merckx 5. Mondiali: Coppi 1, Merckx 3. Parigi-Roubaix: Coppi 1, Merckx 3. Giri di Lombardia: Coppi 5, Merckx 2. Milano-Sanremo: Coppi 3, Merckx 7. Va aggiunto che Merckx ha vinto anche 2 Giri delle Fiandre e 5 Liegi-Bastogne-Liegi, corse che Coppi non ha mai vinto.
Lo dico da degustatore di ciclismo, nonché da appassionato lettore di imprese coppiane: tanti discorsi sarebbero sprecati, dovrebbe bastare la tabella dei confronti. Il match diretto è schiacciante. Una cosa che dovrebbe servire a tutti per dire con sincerità, senza timore di rovinare alcun mito personale e nazionale, che Merckx è il campione più forte di sempre. Invece, quando i numeri sembrano troppo sfrontati, il movimento integralista dei coppiani trova tutta una serie di deviazioni e di scappatoie. Coppi emozionava, Merckx non emozionava. Coppi era umano, Merckx era una belva. Coppi ha anche un'incredibile vicenda personale, Merckx ha una storia anonima...
Per decenza, non dicono che Coppi era pulito e Merckx dopato, anche perché a smentire questa stupidaggine sarebbero gli stessi gregari e massaggiatori del Campionissimo, ricordando come il capitano non disdegnasse la pastiglietta, al bisogno. Provano, invece, sempre gli integralisti, a dire che Coppi resta il più forte per come vinceva. Certo, da solo, firmando giornate memorabili. Ma chiedo: ci siamo distratti un attimo, negli anni in cui Merckx trucidava tutti, ovunque, sempre, su qualsiasi terreno? Vogliamo dire che Merckx vinceva succhiando sempre la ruota e scattando negli ultimi 50 metri? Per favore, almeno non scherziamo.
Riconosciamo piuttosto una cosa: quando parliamo di Coppi, noi parliamo da innamorati persi. Idealizziamo, astraiamo, sublimiamo. Riconoscendolo, renderemmo giustizia anche a lui, attribuendogli la capacità - questa sì unica - di tenere un Paese incollato alla radio per immaginare le cose più grandiose nei luoghi più avventurosi, scatenando passioni travolgenti.
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