La vacanza chic di Lerner fa infuriare i fan

Enrico Berlinguer se ne andava sulla spiaggia di Stintino con la mazzetta dei giornali. Alessandro Natta si rifugiava sul Colle del Melogno a leggere Leopardi. Nenni, Togliatti e Pajetta si arrampicavano sui sentieri di Cogne. Giusto Occhetto si concesse un casale a Capalbio. Vedete, era questa l’idea che i vecchi uomini di sinistra, padri della questione morale, avevano della villeggiatura: morigeratezza, discrezione, austerità. I proletari ci guardano: il rigore innanzitutto.
Per capire come sono cambiati i tempi, basta entrare nella magione telematica di Gad Lerner, da lui denominata «blog del Bastardo». In prima pagina, con la pacatezza d’un animatore turistico con l’ipertensione, il giornalista strombazza: «Sono volato a Lima e da lì su in jeep per Huancayo, Huancavelica, Ayacucho, Andahuaylas per affrontare finalmente il sogno di un trekking fra le cime ghiacciate delle Ande peruviane e la foresta tropicale che degrada nell’Amazzonia». Sciambola, direte voi. Com’è lontano il Colle del Melogno: adesso, con Lerner, pare di leggere un pieghevole Alpitour. Possiamo immaginare le facce sconcertate del popolo di sinistra, quello che al massimo il trekking se lo fa a Sabaudia: ma come, proprio lui che pretende un partito più vicino ai cittadini, si mette a gongolare sui «sei giorni di cammino lungo il Saltankay Trekking, fino al traguardo sublime del Machu Picchu»?
E infatti questa ostentazione di ricchezza non è affatto piaciuta ai fans lerneriani. Tant’è che sul sito internet è montata la rivolta contro il Tùpac Amaru prodiano. Un certo Jack glielo scrive chiaro e tondo: «Caro Gad, volevo dirti che se rinfacci così le tue costose escursioni, il ceto medio basso di sinistra che ha votato Pd tornerà a votare Rifondazione». E un altro rincara la dose: «Pessimo gesto, questo, quando milioni di italiani non possono permettersi nulla». E ancora: «Che bello il Machu Picchu, quest’anno dovevo andarci anch’io, ma la rata del mutuo è passata da 400 a 650 euro». E non mancano le ironie: «Mammia mia, Gad, e ora chi li difende quei poveri zingari qua in Italia?».
Per carità, precisiamo subito: ognuno va in vacanza dove gli pare. Se l’Infedele vuol farsi venire le bolle sotto i piedi scarpinando sulle rive del Titicaca, faccia pure. Ma c’era davvero bisogno di farne sfoggio con tale slancio poetico? Con tale melensa snobberia? Con tale estasi radical-chic? Coloro che, al netto dell’affitto, d’estate non vanno più in là di Sestri Levante, si sono inevitabilmente risentiti. «Io sono una metalmeccanica di sinistra - si sfoga l’internauta che si firma Serenella -, è proprio perché il bello è per pochi che mi arrabbio». E a proposito di rabbia, un certo Giano taglia corto: «Lerner va in Perù? Ci resti». E un altro amaramente sfotte: «Sono talmente disperato per la tua dipartita che ho deciso di trasferirmi anch’io in Perù. Ti allego il mio curriculum affinché tu possa trovarmi un lavoro colà».
Insomma, se Lerner potesse sentirlo, laggiù sulle rovine di Cuzco, anche re Atahualpa glielo griderebbe nelle orecchie: Gad, con tutto l’affetto, stavolta te la sei cercata. Anzi: la sinistra italiana se l’è cercata (si vedano le ultime elezioni). La sinistra di certi soloni che s’impancano a moralisti sventolando il biglietto di prima classe. Che pretendono di interpretare il sentire comune pur esibendo il posto più ricercato, più esclusivo, più «sublime», per dirla alla Lerner. La ramanzina dei suoi ammiratori web, a lui così bravo ad impartirle, è il minimo della pena. Perché se vuoi condividere gli interessi degli indigenti, non puoi sbrodolare sulle meraviglie del popolo Chachapoyas.

Se vuoi solidarizzare con gli operai, non puoi bullarti per la gita con gli Incas: altrimenti gli operai, nel loro piccolo, si Incàssano. E va a finire, guarda un po’, che votano Calderoli. Che magari va in vacanza a Calolziocorte, spende poco, e si diverte pure.
Federico Novella

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