Superare il Turchino gli fa già venire il mal di mare. Dove «mal» è l'abbreviazione di malinconia che lo assale dopo nemmeno un'ora di viaggio e ad appena ottanta chilometri da Loano. Senza la sua città, giura il fedelissimo sindaco, non potrebbe mai vivere. Anche se quest'anno, a dire il vero, una scappatella a Moena se la sarebbe concessa volentieri.
La femme fatale, capace di allontanare il primo cittadino dai suoi doveri e di attirarlo in Trentino, ha un solo nome: Sampdoria. E' qui infatti che la squadra ligure si è ritirata per il periodo estivo, ed è qui, e solo qui, che Angelo Vaccarezza avrebbe portato in vacanza la sua famiglia. Certo, se la povera moglie Gianna non avesse immediatamente rifiutato la proposta indecente. «Lo so - ammette il sindaco - sono malato di Samp. È una tradizione di famiglia, sono abbonato dall'età di 13 anni e mi sono perso ben poche domeniche allo stadio. Lo stesso dicasi per mia moglie, che sopporta, e per i miei figli». Il più grande, Nicola, ha otto anni e da quattro è abbonato e la piccola Elisa, 5 anni appena, farà il suo esordio allo stadio quest'anno. Insomma, un contagio. «Una passione, direi. E fortissima - continua -. Diciamo che tra mia moglie e la Samp sceglierei mia moglie, ma preferirei non essere mai messo nella condizione di dover decidere!». Dopotutto allo sport Gianna è abituata. Da quando aveva 15 anni e un giovane giocatore di basket la incontrò praticamente sui campi da gioco per non lasciarla più. «Era il 1983 - racconta Vaccarezza -. A quei tempi a Loano se non tiravi a canestro non eri nessuno. Non potevamo che incontrarci lì. Da allora son passati 24 anni, e da 18 siamo sposati». Con la «carriera» di marito inizia anche quella di politico. E' il 1988 quando viene nominato assessore al Turismo, il '93 quando viene riconfermato, per poi ricoprire la carica di vicesindaco e, dal 2001, quella di primo cittadino. «Avevo già le idee chiare per Loano, - ricorda - quelle di una città moderna ma allo stesso tempo legata alle sue tradizioni. Le tradizioni della famiglia Doria di cui abbiamo recuperato le antiche fontane, del dialetto, dei canti tradizionali, delle feste e delle processioni popolari. Come la celebrazione religiosa del 2 luglio durante la quale mi tolgo la fascia tricolore e partecipo come membro della Confraternita delle Cappe Turchine cui sono legatissimo. Ecco, una volta smessi gli abiti di politico potrei anche pensare di candidarmi a Priore della confraternita». Dal profano al sacro, insomma.
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