Speranze, illusioni, storie di sofferenza e di dolore. Da oggi per quattro settimane, su Raiuno, in seconda serata, va in onda La valigia con lo spago, uninchiesta ideata da Luca De Mata. Una finestra nuova sulluniverso dei migranti, che fa raccontare dalla loro viva voce cosa significhi lesperienza della speranza, trasformata spesso in sofferenza e dolore.
Nel corso delle quattro puntate, La valigia con lo spago ci conduce in tutto il mondo, in Argentina, Moldavia, Slovacchia, Francia, Inghilterra, Spagna, Italia, Stati Uniti, Canada, Thailandia, dove il dramma dei migranti è diverso da Paese a Paese, ma anche profondamente uguale e umano. Si passa negli Stati Uniti, dove il sogno americano non esiste più, nonostante ogni anno migliaia di persone cerchino di varcare il deserto tra Messico e Usa. In questo viaggio trovano, in moltissimi casi, la morte. Come Lucrezia, che ha dato la poca acqua da bere ai suoi figli, Jesus e Nora, ma è riuscita a strapparli alla morte che, invece, si è portata via lei.
In Moldavia il problema più grande è il numero di bambini abbandonati, circa 900 mila allanno, da genitori che partono in cerca di fortuna e che non tornano, o a causa della vergogna, o perché vittime della criminalità. Soprattutto le donne, di ogni Paese, purché giovani e belle, sono soggette alla tratta delle schiave del sesso.
La valigia con lo spago ci aiuta anche a liberarci di alcune convinzioni comuni, come i falsi miti sui rom. Il programma dà voce a una donna, fuggita dalla famiglia, che racconta un dramma comprensibile a pochi: «Nessuna di noi nasce ladra o prostituta, ci piegano con la violenza». Soprusi fin dentro la famiglia, la delinquenza non è innanzitutto un problema di strutture sociali, ma di educazione. Ma in un mondo di difficoltà, ci sono la speranza e la carità cristiana: la missione di Fratel Biagio Conte a Palermo, quella di Padre Josaphat tra gli zingari, la Caritas di Cuenca in Spagna.
Testi e regia sono di Luca De Mata, con la collaborazione di Nicola Bux e Massimo Cenci. La colonna sonora è del giovanissimo Aurelio Canonici.
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