«Via Valle Bagnata, anche noi vittime»

La vicenda dei capannoni di via di Valle Bagnata non la smette di riservare sorprese. Le strutture e il terreno di circa 2000 metri, sequestrati all’ex cassiere della banda della Magliana Enrico Nicoletti e poi «trasferiti» al Campidoglio dal Demanio, furono come noto affidate temporaneamente a una cooperativa sociale, la Euroservizi. Ma il sopralluogo dei vigili urbani nell’area a ridosso della via Prenestina ha rivelato che a occupare i capannoni non era la coop. Uno dei due ospita un deposito giudiziario. L’altro un’autofficina, che il giorno del blitz dei pizzardoni era al lavoro su un’automobile risultata rubata il giorno prima.
La vicenda ha sollevato le critiche del Pdl, che ha chiesto di fare luce sul perché quegli immobili - sottratti alla criminalità - invece di essere restituiti a una funzione di utilità sociale, ospitassero attività a dir poco non trasparenti. Nel mirino della polemica, insieme alla gestione del patrimonio comunale in era veltroniana, è finita anche la Euroservizi, il cui amministratore unico al momento dell’assegnazione era Antonio Passerelli (poi entrato nel Cda di Ama in quota Prc) e il cui vicepresidente era Paolo Martella, candidato alle ultime elezioni nella lista della Sinistra arcobaleno per Rutelli. Una storia di «favori» agli amici? L’ex numero uno della coop sociale smentisce. E, anzi, colloca se stesso e la sua ex società tra le vittime di questa vicenda. Puntando semmai il dito contro la «sordità» dell’amministrazione.
«In realtà noi come Euroservizi non abbiamo mai preso possesso di quei capannoni», sospira al telefono Passerelli. «Durante il sopralluogo - prosegue - prima ancora di firmare l’assegnazione temporanea a febbraio del 2005, ci accorgemmo che c’erano due persone che occupavano quel lotto. Lo facemmo presente all’amministrazione, ma ci fu risposto che, per non fare saltare tutto, ci sarebbe convenuto firmare lo stesso l’atto di consegna, come se quell’appezzamento fosse libero. Per poi chiedere agli occupanti di sloggiare». Ma i due «abusivi», padre e figlio, non mollano i locali. E così, capita la mala parata, Passerelli e Martella denunciano il tutto ai vigili urbani a ottobre del 2005. «Ovviamente abbiamo segnalato anche all’amministrazione comunale di aver denunciato i due, e in seguito più volte abbiamo chiesto al Campidoglio di intervenire per l’assegnazione definitiva, che anche giuridicamente ci avrebbe rafforzato. Il nostro interesse era evidente, visto che senza la struttura non potevamo lavorare. Ma è stato inutile: non si è mai mosso niente. Io poi lasciai la cooperativa per entrare nel Cda dell’Ama, ma credo che le cose per i miei ex soci non siano affatto cambiate».
Il bello, leggendo la denuncia presentata nel 2005 dai soci di Euroservizi, è che i nomi dei due «okkupanti» non coincidono con quelli di padre e figlio denunciati il 19 febbraio scorso nell’officina «abusiva».

Il che vuol dire che di assegnatari clandestini, nei 4 anni di travagliata storia dei capannoni «tolti alla criminalità», ce ne sono stati almeno quattro. E in quarantotto mesi di denunce e segnalazioni, assessorati e dipartimenti erano così distratti da non essere mai intervenuti. In via di Valle Bagnata si scivola sempre più.

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