La Valle Scrivia vuol rubare i turisti anche a Portofino

Operatori locali al lavoro per catturare visitatori prendendoli per la gola con expo gastronomici

La Valle Scrivia vuol rubare i turisti anche a Portofino

L'entroterra all'assalto dell'Acquario e di Portofino. Niente paura per squali e delfini e per i Vip della Riviera: si tratta solo di un'idea figurata, di uno scontro tutto turistico tra la Genova del mare, celebre e frequentata, e quella dei monti, che cerca il modo di organizzarsi per strappare qualche presenza allo strapotere della zona costiera. Se ne è discusso proprio a pochi passi da una delle più importanti strutture ricettive dell'entroterra, l'hotel Fieschi di Savignone, in un convegno tra rappresentanti delle istituzioni turistiche, organizzato dalla comunità montana Alta Valle Scrivia. Al di là delle mille sigle e marchi con cui è stato presentato l'incontro (che, a quanto recitava l'invito con estrema nonchalance, faceva parte tra l'altro del progetto «Pusemor Interreg III b»), era nel titolo il vero nocciolo della questione: «Vallescrivia e turismo: binomio impossibile o prospettiva reale?».
Bella domanda, per un territorio che parte piuttosto svantaggiato nei confronti di altre mete turistiche tradizionali. La risposta è però ottimistica da parte di chi di turismo si occupa a livello istituzionale. Anna Castellano, presidente del Sistema turistico del genovesato, smonta i luoghi comuni: «Il nuovo turista è un visitatore, che vuole muoversi e vedere bei posti. Non gli basta più la settimana di assoluto riposo in spiaggia».
È possibile dunque una sinergia tra costa genovese ed entroterra: «statistiche europee dicono che la crescita turistica è maggiore dove le città d'arte offrono a poca distanza attrazioni naturali o gastronomiche, il che non manca di certo in questa terra alle spalle di Genova, e a solo mezz'ora di macchina».
Anche per questo la Comunità montana e le amministrazioni locali, insieme ai privati, si stanno a modo loro mobilitando per migliorare l'offerta, per esempio coordinando l'attività dei piccoli musei locali e degli edifici storici in un'unica rete. Oppure studiando sistemi per migliorare informazione e pubblicità turistica. Marco Bagnasco, presidente della Comunità, ammette che «il primo cambiamento dev'essere di mentalità: bisogna andare al di là dei semplici concetti di sagra e festa».

Alternative? Per esempio, prosegue Bagnasco, «un'area-expo che aprirà a Casella e che servirà a promuovere con metodo i prodotti tipici locali. Su questo puntiamo molto».
Strappare la gente dalle spiagge non è facile: di certo prenderla per la gola può essere un buon metodo.

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