Franco Ordine
Può succedere solo in Olanda. E può succedere solo a uno che si chiama Marco Van Basten. Le due combinazioni, insieme, possono spiegare quel che succede da qualche tempo tra gli orange alla ricerca di una grandezza perduta, già qualificati ai mondiali (con un turno danticipo) e reduci da una striscia di imbattibilità (16 partite di fila, due pareggi e quattordici successi) che dalle nostre parti verrebbe salutata con manifestazioni di piazza. E invece ad Amsterdam, il nostro eroe, Marco Van Basten, ct con laureola dellInvincibile, riesce ancora a muoversi in bicicletta dalle parti di piazza Dam senza procurare tumulti. Può succedere solo in Olanda che la sua nazionale di calcio, reduce dalla delusione delleuropeo portoghese, decida nellagosto del 2004 di affidare lincarico a un esordiente assoluto dal passato enorme. Un Ct senza esperienza o quasi - breve passaggio tra i dilettanti del Badhoevedorp prima dellapprendistato nelle giovanili dellAjax e ad affinare il talento di Ibrahimovic - ma con un cognome luccicante che può provocare qualche soprassalto di notalgia canaglia è il vero fenomeno delle qualificazioni mondiali, nella vecchia Europa assediata da un preoccupante letargo calcistico.
A indicarlo alla locale federazione fu Cruyff, la sua musa ai tempi dellAjax quando il giovanotto venuto da Utrecht, cominciò a danzare nellarea di rigore come un ballerino (da qui, a Milanello, il nomignolo di Nureyev) stregando i milanisti di un paio di epoche e contabilizzando in sei stagioni la bellezza di 124 gol oltre a una serie infinita di trofei. Così Marco che aveva promesso, dopo quel ritiro prematuro e doloroso (il 18 agosto del 95 si arrese alle caviglie di vetro) nel catino di San Siro, di intraprendere altre strade, il golf e la famiglia, colse al volo linvito e la scommessa. Solo le poltrone delleurostar non cambiano direzione: Van Basten fece marcia indietro, una piroetta, tipo quella diabolica su Pasquale Bruno disteso a terra, ed eccolo schierato sulla panchina dellOlanda. Deciso a perseguire un piano che sembrava una follia, un progetto degno del suo primo maestro di calcio italiano, quellArrigo Sacchi che un giorno lo prese da parte e gli disse: «Un giorno capirai perchè ti tratto come tutti gli altri». Invece di ripartire dalla stagionate icone orange, Van Basten decise di sbarazzarsi di nomi ingombranti, compresi Stam e Seedorf, un paio di monumenti e di conservare solo Van Nistelrooy. «Lho sentito al telefono un paio di settimane fa, sta facendo un lavoro super» confida Adriano Galliani che ama coccolare i suoi campioni del passato. Silvio Berlusconi lha già segnato nella sua agenda personale. «Ringrazio il presidente, io devo completare il mio mandato che scade nel 2008, qui mi diverto e lavoro bene» fa sapere adesso Marco che non sbanda dinanzi agli elogi.
Van Basten ha fatto lArrigo dal primo giorno.
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