Politica

«Vantaggi per giovani e precari con la nostra riforma del Tfr»

Il ministro del Welfare Maroni soddisfatto illustra le novità: «Ora la previdenza sarà più solida. E il rinvio dà tempo anche alle assicurazioni»

Antonio Signorini

da Roma

Un compromesso «con più luci che ombre» per una riforma destinata a dare vantaggi a tutti: ai lavoratori, «in particolare quelli giovani e precari», agli imprenditori e anche alle compagnie assicurative che ora hanno più tempo per studiare prodotti competitivi. Nella stanza del ministro del Welfare Roberto Maroni, bottigliette di succhi di frutta, i resti di una torta sacher e un tiro a segno con al centro una freccetta infilzata sulla scritta «Tfr». In sottofondo musica rhythm and blues che esce dal computer. Segni di festeggiamento per un risultato a lungo atteso.
Magari avrebbe preferito una riforma in vigore dal 2006, senza il rinvio al 2008...
«Come in tutte le vicende quando c’è un contrasto forte bisogna trovare una mediazione. Però noi avevamo davanti tre strade: la bocciatura della riforma, l’immediata entrata in vigore con modifiche di sostanza oppure la conferma dei contenuti dando più tempo alle assicurazioni per adeguarsi con prodotti nuovi. Quest’ultima soluzione era la più utile per tutti ed è quella che è stata adottata».
Il rinvio non avrà effetti?
«No, perché chi vuole, nel frattempo potrà comunque costruire la sua previdenza complementare».
Le compagnie assicurative avevano chiesto modifiche sulla portabilità del contributo al Tfr dei datori, ma lei parla di prodotti nuovi. Cosa dovrebbero fare gli assicuratori?
«Sviluppare prodotti competitivi. Una compagnia può ad esempio chiedere alle aziende il contributo per il Tfr del lavoratore e magari offire, oltre alla detrazione fiscale prevista dalla riforma, anche uno sconto sulle polizze. D’altro canto, quando parliamo di conferimento del contributo del datore stiamo parlando di un istituto contrattuale e il governo non poteva imporre una soluzione, così come non può intervenire sulla regolazione dei turni di lavoro. Sta alle compagnie studiare prodotti e incentivi che orientino gli imprenditori verso i loro fondi. Hanno due anni di tempo per farlo».
Sono possibili modifiche alla riforma? L’Ania continua a chiederle.
«No, modifiche no. Io voglio far ripartire il confronto con l’Ania perché si sviluppino proposte per aiutare la previdenza complementare. Voglio che l’Ania si renda conto che abbiamo fatto il massimo sforzo possibile e chiedo di smetterla di contestare la riforma perché ormai è stata approvata».
I sindacati, a parte la Uil, hanno attaccato il rinvio al 2008. Come lo spiega?
«Lo spiego con lo sciopero generale di domani (oggi, ndr). Però se guardassero al risultato di oggi rispetto al rischio di ieri, dovrebbero essere soddisfatti perché abbiamo portato fino in fondo tutte le parti che loro, insieme alle imprese, hanno difeso. Il testo è lo stesso di ottobre e questa è una vittoria di tutte le parti sociali. Una vittoria per nulla scontata».
È possibile che da qui al 2008 qualcuno cerchi di affossare la riforma della previdenza complementare?
«Non credo. Come tutte le riforme è perfettibile però per modificarla bisognerebbe rimettere mano ancora una volta alle pensioni. E se andasse al governo, il centrosinistra non ci riuscirebbe. Il centrodestra, che da oggi ha più probabilità di vincere, non lo farà. Non rimetteremo in discussione una nostra riforma».
In realtà l’Unione ha bocciato il rinvio...
«Visto che non approvano l’entrata in vigore ritardata, perché questa riforma non l’hanno fatta loro quando erano al governo? Noi stiamo dando ai giovani lavoratori, soprattuto a quelli precari, una previdenza pù solida, loro non ci sono riusciti».
È ancora convinto che ci siano state delle lobby che hanno remato contro?
«Io credo che le lobby possano svolgere una funzione utile. Ma a volte si eccede. È successo e io ho cercato di stoppare questa azione. Abbiamo raggiunto un compromesso e come sempre succede con i compromessi ci sono luci e ombre.

Ma qui prevalgono le luci».

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