Il fondatore dei Legionari di Cristo, padre Marcial Maciel Degollado, ha tenuto comportamenti «gravissimi e obiettivamente immorali», che si configurano, talora, come «veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso».
È durissimo il comunicato pubblicato dalla Santa Sede al termine della riunione di due giorni che i vertici vaticani hanno convocato e durante la quale sono stati presi in esame i resoconti della visita apostolica ordinata dal Papa per comprendere che cosa sia accaduto nella congregazione.
I cinque vescovi visitatori hanno riferito al Papa e ai suoi più stretti collaboratori gli incontri che hanno avuto con più di mille Legionari di Cristo, vagliando anche «diverse centinaia di testimonianze scritte».
E hanno messo nero su bianco le note dolenti sul fondatore, accusato di molestie sessuali già negli anni Cinquanta, poi denunciato pubblicamente nel 1997 e con apposito procedimento presso la Congregazione per la dottrina della fede allora guidata dal cardinale Joseph Ratzinger nel 1998. Alla fine del 2004, dopo che Papa Wojtyla aveva benedetto ancora una volta pubblicamente Maciel, lex SantUffizio diede avvio allinchiesta, che in pochi mesi giunse ad accertare la triste realtà.
Le accuse di abusi sui seminaristi e uso di droga erano risultate vere, e così il nuovo Papa, Benedetto XVI, nel 2006 imponeva al fondatore di non comparire più in pubblico e di vivere in preghiera e penitenza. Solo dopo la sua scomparsa, due anni dopo, si verrà a sapere che Maciel aveva anche formato due distinte famiglie con diverse compagne (che raggiungeva nel fine settimana, vestito in borghese) e da queste aveva avuto dei figli.
«La visita apostolica si legge nel comunicato ha potuto appurare che la condotta di p. Marcial Maciel ha causato serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione, tali da richiedere un cammino di profonda revisione. I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di p. Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso. Di tale vita era alloscuro gran parte dei Legionari, soprattutto a motivo del sistema di relazioni costruito da p. Maciel, che abilmente aveva saputo crearsi alibi, ottenere fiducia, confidenza e silenzio dai circostanti e rafforzare il proprio ruolo di fondatore carismatico».
Il Vaticano spiega che lallontanamento «di quanti dubitavano del suo retto comportamento» aveva reso il fondatore «per molto tempo inattaccabile». Un passaggio chiave, che serve per sollevare dalle responsabilità della maggior parte dei Legionari, che non sapevano mentre è innegabile che così non potesse essere per alcuni membri dello stretto entourage di Maciel ma anche per sgravare in qualche modo il peso dalle spalle di chi, in Vaticano, per anni, non ha voluto credere alle sconvolgenti denunce degli abusati, ritenendole calunnie. Ciononostante, rimane ancora aperto, viste le innegabili coperture di cui godeva Maciel Oltretevere, linterrogativo sullatteggiamento di alcuni dei più stretti collaboratori di Giovanni Paolo II e su quanto fosse effettivamente informato il Papa.
Il comunicato della Santa Sede precisa che ora sarà necessario «ridefinire il carisma» dei Legionari di Cristo, quello che «contraddistingue lazione apostolica e missionaria della Chiesa e che non si identifica con lefficientismo a qualsiasi costo», rivedendo anche «lesercizio dellautorità» e la necessità «di preservare lentusiasmo della fede dei giovani, lo zelo missionario, il dinamismo apostolico, per mezzo di unadeguata formazione», dato che «la delusione circa il fondatore» potrebbe mettere tutto ciò in questione.
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