Cosa serve alla Chiesa

Centotrentatré uomini ai piedi del maestoso Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti, giureranno e voteranno, indicando il nome di chi, secondo la loro coscienza, è il più adatto a traghettare la Chiesa nel prossimo futuro

Cosa serve alla Chiesa
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I giochi sono fatti, il futuro della Chiesa è adesso nelle mani di centotrentatré uomini. La loro penna, guidata dal soffio dello Spirito Santo, sceglierà il prossimo Papa, il 267° successore di San Pietro. Avvolti nei loro abiti corali, in processione intoneranno le Litanie dei Santi e, subito dopo, in Sistina invocheranno il «Veni Creator», l’inno liturgico in cui si invoca appunto l’intervento dello Spirito. Sono i momenti in cui questi «prescelti» prenderanno coscienza del gravoso compito affidatogli dal Papa defunto; tra di loro ci sono preti di strada, diplomatici, missionari e religiosi, uomini come tanti, prima di tutto, che gli ultimi tre papi hanno ritenuto degni della porpora cardinalizia, pronti quindi a versare il proprio sangue, come fece nel 1535 San Giovanni Fisher, creato cardinale mentre era in prigione a causa della sua fedeltà al Papa di Roma. Anche i centotrentatré ricordano bene il perché di quel colore porpora che portano addosso, sanno che all’interno della Cappella Sistina saranno sottoposti al giudizio di Dio: ai piedi del maestoso Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti, giureranno e voteranno, indicando il nome di chi, secondo la loro coscienza, è il più adatto a traghettare la Chiesa nel prossimo futuro. Le liti, i veleni, le trame e i complotti rimarranno, si spera, fuori dalla Cappella più bella e famosa al mondo: tra i banchi, a parte qualche bisbiglio e qualche colpo di tosse, l’aria sarà totalmente riempita dalla preghiera e dall’emozione, di chi sentirà il suo nome pronunciato più e più volte dagli scrutatori. In questi giorni si sono susseguite classifiche di papabili, suggestioni, ipotesi, scommesse: inutile sforzarsi, nessuno sa davvero chi sarà il prossimo Pontefice, chi lo azzecca avrà avuto una buona dose di fortuna, perché nemmeno i cardinali hanno ancora le idee chiare su chi puntare. L’unica certezza è che non si tornerà indietro. Chiunque siederà sul soglio di Pietro non potrà mettere la retromarcia, che sia di orientamento conservatore o riformatore. Ci sono dei punti saldi, piantati da Papa Francesco, che non si potranno più ignorare: la Chiesa che verrà non potrà girarsi dall’altro lato di fronte al grido dei poveri e degli scartati della terra, non potrà far finta di nulla dinanzi al grido delle popolazioni dilaniate dalla «terza guerra mondiale a pezzi», non potrà dimenticare ciò che le congregazioni generali chiesero all’allora cardinale Jorge Bergoglio, ossia di far della Chiesa un ospedale da campo, per servire e non per essere servita. È chiaro, dunque, oggi più di allora, che al mondo serve un pastore, un Papa che sappia parlare di Dio ai giovani e che li abbia davvero nel cuore. Un Papa comunicatore che conosca il linguaggio delle nuove generazioni, sempre più distratte e sempre più lontane dagli oratori e dalle parrocchie.

Un Papa che come San Pio X possa portare una visione rinnovata della fede, che come Benedetto XVI non dimentichi le radici cristiane dell’Europa e che, come Giovanni Paolo II e Francesco possa farsi pellegrino, uomo tra gli uomini, per continuare a portare Cristo anche nei luoghi più remoti del pianeta.

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