Roma

«Veltroni è contro i municipi»

Daniele Petraroli

«Il decentramento amministrativo è un’occasione mancata, peggio, un buco nero nel quale in cinque anni il Comune non ha messo mano». Solita polemica antiveltroniana di un consigliere d’opposizione? Questa volta no. A parlare, infatti, è il presidente dell’XI municipio Andrea Catarci di Rifondazione comunista. Il partito di Bertinotti non intende seguire la rotta tracciata dalla giunta capitolina (definita «non chiara») sul tema del decentramento dei poteri del Comune in favore dei municipi. «È un obiettivo mancato della scorsa consiliatura. Se la situzione non cambierà - preannuncia il segretario romano del Prc Massimiliano Smeriglio - siamo pronti alla disobbedienza. I nostri minisindaci (oltre a Catarci, Sandro Medici del X e Susana Fantino del IX Ndr) nell’immediato futuro potrebbero restituire nuovamente al Campidoglio alcune competenze delegate ultimamente ai municipi, come lo sportello unico per l’impresa, visto che gli enti locali non hanno la possibilità di gestire veramente per mancanza di risorse».
«Sono state date molte più risorse economiche ai dipartimenti che ai municipi - precisa Fantino -. Addirittura non veniamo nemmeno avvertiti di quel che accadrà nel nostro territorio. Dello sgombero del campo abusivo a Tor Fiscale, per esempio, ho saputo solo il giorno dopo». Rifondazione, dunque, attacca duramente la politica di decentramento magnificata da Veltroni. «L’ultimo provvedimento in questa materia - è l’affondo di Medici - risale al gennaio 2001 al tempo di Rutelli quando venne istituita una commissione tecnico-politica che aveva il compito di riempire di poteri e funzioni i nuovi municipi. Dopo 9 mesi di lavoro ne uscì una macrodelibera mai approvata né dalla giunta, né dal consiglio comunale».
E proprio da lì intende ripartire il Prc. Il 4 aprile scorso il X municipio ha approvato un nuovo documento «che attinge direttamente alla delibera del 2001 - spiega Medici - e che è composta di 3 proposte, rispettivamente di Rifondazione, Ds e Dl». I punti più importanti? Conferimento ai municipi di autonomia di bilancio («vogliamo esser noi a decidere come impiegare i fondi sul nostro territorio», insiste Fantino), gestione del patrimonio non abitativo e dei mercati rionali. In più c’è la richiesta di un parere vincolante per la manutenzione stradale. «A settembre pretendiamo una discussione vera sul decentramento in consiglio comunale - continua Smeriglio -. La questione riguarda l’intero assetto istituzionale della città di Roma. Noi non abbiamo ancora capito che idea abbia sul tema questa maggioranza. In autunno organizzeremo anche un convegno per sensibilizzare su questo tema».
Ma per quale motivo il centrosinistra capitolino non ha cercato di attuare il decentramento nella consiliatura 2001-2006? «Ci dicevano che non era conveniente realizzarlo con ben 7 municipi in mano al centrodestra - conclude Smeriglio -. Oggi questo problema, semmai sia stato tale, non esiste più. La sinistra amministra a ogni livello. Dal governo nazionale all’ultimo dei municipi. La verità è che esiste un blocco politico. C’è una resistenza culturale a mantenere tutte le questioni importanti al Campidoglio.

Se allora questa giunta vuole mantenere il centralismo lo faccia in maniera chiara avocando a sé tutti i poteri e tornando ai delegati sul territorio».

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