Veltroni ordina, i disobbedienti obbediscono

Daniele Petraroli

Sono i veri protagonisti di questa fine campagna elettorale. Dettano l’agenda politica al sindaco, occupano palazzi sfitti, impongono riunioni al prefetto, intimano sgomberi di occupazioni a loro sgradite, minacciano fuoco e fiamme se non verranno accolte le loro richieste. Stiamo parlando di Action, l’organizzazione di D’Erme e Lutrario che, a differenza di cinque anni fa quando si appoggiò alle liste di Rifondazione comunista, è giunta a creare un proprio cartello («Roma Arcobaleno» il nome) a sostegno di Veltroni.
Ieri l’ennesima dimostrazione. Di primo mattino una nuova occupazione in via Ferdinando di Savoia nei pressi di piazza del Popolo. Una palazzina di proprietà di Stefano Ricucci appena ristrutturata. Nel pomeriggio il comunicato dell’ufficio stampa del sindaco che annunciava, non senza un certo trionfalismo, che «il sindaco Walter Veltroni ha chiesto e ottenuto dalle persone che l’avevano occupato a scopo dimostrativo, di abbandonare l’immobile». A «scopo dimostrativo», badate bene.
È evidente, dunque, come questa nuova azione fosse simbolica fin dal principio e che l’intervento del primo cittadino non abbia cambiato di una virgola le intenzioni dei “no global”. Al massimo è servito a dare una nuova finestra mediatica in vista delle elezioni a Veltroni. Già, perché D’Erme & Co. non si sono mai fatti spaventare in questi anni da denunce, arresti e perquisizioni, figuriamoci se prendono ordini da un sindaco che appare ai più completamente impotente davanti al loro volere.
Stesso tono spavaldo anche nei confronti dei giudici che si ostinano a perseguire le loro «gesta». «Giudichiamo il processo che ci vede imputati un vero processo politico, un favore ai potenti di questa città», ha attaccato D’Erme uscendo dal tribunale di piazzale Clodio dove si sarebbe dovuta tenere l’udienza preliminare per decidere il rinvio a giudizio di 12 membri di Action per associazione a delinquere e che è stata rinviata al 12 giugno.
«Stiamo facendo quello che le istituzioni non riescono a fare - ha rincarato la dose Andrea Alzetta, altro leader dei disobbedienti romani -. Siamo una sorta di assessorato ombra che opera per risolvere il problema dell’emergenza abitativa». Immediata la solidarietà del neodeputato del Prc Francesco Caruso («Bisogna sostenere Roma Arcobaleno anche per fronteggiare una campagna di criminalizzazione e repressione che colpisce con sempre più insistenza i movimenti») e, a sorpresa, della Rosa nel Pugno («Non serve demonizzare D’Erme - le parole di Mario Staderini - la colpa è dell’assenza di politiche abitative»).
Ma se appare ormai proprio il sindaco la principale vittima della politica di Action, costretto a inseguire i disobbedienti sul loro piano e a cercare di minimizzarne le intemperanze, bisogna ricordare che è sempre lui il principale responsabile di questa situazione. Il primo a riconoscere un ruolo istituzionale ai «movimenti», infatti, è stato Veltroni. Prima al consigliere comunale D’Erme, nominato delegato del Comune alla Politica partecipativa, poi alla stessa Action.
Il 14 ottobre 2003 dopo le polemiche sugli scontri all’Eur contro la Conferenza intergovernativa e il letame scaricato davanti alla casa del premier Berlusconi, il sindaco decideva sì di imporre al leader no global le dimissioni dal suo ruolo istituzionale ma soltanto per assegnare le competenze rimaste libere proprio all’organizzazione di cui D’Erme era (ed è) a capo: Action. E in fondo questa vicenda rispecchia perfettamente il rapporto tra il sindaco diessino e la galassia dei «disobbedienti».
Consapevole della loro importanza numerica in vista della tornata elettorale Veltroni evita azioni che possano incrinare il rapporto con Action ma non riesce a controllarli, semmai cerca di tenerli a freno fino alle elezioni. E dopo? Si rischia il disastro.

«Non avete fatto nulla in questi cinque anni soltanto promesse - la minaccia di Alzetta al delegato capitolino per l’emergenza abitativa Nicola Galloro appena cinque giorni fa -. Vi diamo cento giorni di tempo dalla prossima consiliatura altrimenti occuperemo tutto».

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