Veltroni: «Violenza neofascista» Storace: «Sindaco fomentatore»

Se i giovani di destra e di sinistra ricominciano a darsele, anche la politica riesce a dividersi nelle reazioni al preoccupante ritorno di un clima che si sperava superato da un po’ di decenni. Oggetto del contendere, la «colpa» dell’aggressione notturna a Casal Bertone. In serata il prefetto Achille Serra rompe gli indugi e dà la sua versione: «Giovani di estrema destra sono arrivati a un alterco con un extracomunitario. In quel momento una cinquantina di persone di estrema sinistra sono uscite dalla scuola occupata e hanno innescato una colluttazione. Gli esponenti di estrema destra erano di meno e non erano lì per aggredire nessuno. Lo si evince dal fatto che, datisi alla fuga, hanno abbandonato sul posto una macchina piena di manifesti». Ma la parola del prefetto arriva quando un po’ tutti avevano già detto la loro, spesso un po’ troppo imprudentemente.
Walter Veltroni, per esempio. Accusato (anche ieri) dalla sinistra antagonista di «equidistanza» e di eccessiva tolleranza verso i movimenti di destra, stavolta il sindaco sposa subito la versione ufficiale degli okkupanti del centro sociale, che sostengono di essere stati aggrediti, pur stigmatizzando il successivo saccheggio della sede della Fiamma. Così Walter invita a «non sottovalutare» questa «seconda, gravissima aggressione violenta di forze neofasciste» in pochi giorni, esprimendo la sua «preoccupazione più grande» per il pericolo che si creino «spirali d’odio», come conferma «la reazione seguita questa stessa notte con l’assalto a sedi di estrema destra da parte di gruppi di giovani cosiddetti antagonisti».
Ma dal centrodestra in molti anche prima del «verdetto» di Serra contestano la lettura degli eventi fatta dal primo cittadino. Il gruppo consiliare di An ieri ha presentato in Campidoglio un ordine del giorno di condanna dell’episodio, in cui si accusano «la stampa e numerosi esponenti politici» di aver «capovolto la realtà dei fatti» invertendo «gli aggrediti con gli aggressori». E il presidente della Federazione romana di Alleanza nazionale, Gianni Alemanno, considera «criticabile l’atteggiamento assunto da Veltroni e da molti esponenti politici di centrosinistra, che hanno accreditato unilateralmente la versione diffusa dai centri sociali». Più prudente il capogruppo capitolino di An, Marco Marsilio, che lascia a «inquirenti e magistratura» il compito di «accertare le responsabilità e la reale dinamica dei fatti», chiedendo «provvedimenti esemplari che stronchino sul nascere la spirale della violenza». Durissimo, invece, Francesco Storace. Il senatore, appena fuoriuscito da An, accusa Veltroni di «fomentare l’odio» e invita il sindaco a chiamare «i teppisti con il loro nome: compagni». «Le cronache - conclude Storace - riferiscono che a Casalbertone sono stati aggrediti militanti di destra e denunciati estremisti di sinistra».
Agi antipodi i commenti del centrosinistra. Il segretario romano del Prc, Massimiliano Smeriglio, intravede una «strategia» dietro la «costante violenza politica portata da gruppi neofascisti». Toni simili per Alessio D’Amato, capogruppo in Regione di Ambiente e Lavoro, che parla di «salto di qualità» della «destra neofascista con la pianificazione di violente azioni di carattere squadristico».

Alla luce delle conclusioni della prefettura, un po’ di equidistanza forse avrebbe giovato a molti. Anche all’assessore capitolino alle Periferie, Dante Pomponi, tra i primi ieri a dichiarare, forse troppo presto, che «non vi erano dubbi» su chi fossero gli aggressori.

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