Emanuela Ronzitti
Veltroni con i potenti, Alemanno con il popolo. È bastato un invito a cena per far emergere ancora una volta le sostanziali differenze tra i due candidati a sindaco di Roma. Da una parte, cè chi è disposto (ed evidentemente se lo può permettere) a pagare una cifra esorbitante - quattromila euro a testa - solo per cenare in compagnia del sindaco di Roma Walter Veltroni. Dallaltra, cè chi, invece, si accontenta di ricevere gratuitamente la promessa di un impegno politico più concreto, a difesa dei lavoratori. Da una parte i saloni di un aristocratico palazzo romano, un catering di altissimo livello, tovaglie damascate, bicchieri di cristallo e argenteria; dallaltra un semplice ristorante allestrema periferia, con i tavoli a schiera e un semplice menù servito da camerieri che badano più alla quantità delle porzioni che alletichetta.
Lunico elemento in comune è la contemporaneità delle due «cene» elettorali. Giovedì sera alle 21 Walter Veltroni, con passo deciso, varca la soglia dingresso del lussuoso palazzo Ruspoli su via del Corso. Ad attenderlo, più di 250 esponenti della «Roma bene»: uno sfoggio di grandi nomi dellimprenditoria romana, pronti ad accogliere calorosamente lospite donore della serata, organizzata dal suo comitato elettorale, in forma «strettamente riservata». E al solo scopo di raccogliere, oltre ai semplici consensi, finanziamenti per foraggiare la costosissima campagna elettorale del sindaco.
Stona un po - visto che lingresso è riservato esclusivamente a una ristretta di vip con la V maiuscola - lo slogan che campeggia davanti allentrata dello storico palazzo, «Veltroni il sindaco di tutti». La folla di «sostenitori» del sindaco arriva alla spicciolata, a bordo di auto di rappresentanza che fanno fatica a fermarsi in seconda fila; sotto lo sguardo discreto ma attento di molti body-guard che, ovviamente, attendo fuori. Le signore fanno sfoggio di eleganza e parlano delle imminenti vacanze in Costa Smeralda o ai Caraibi, pronte a sedersi accanto a chi «conta», per la modica cifra di quattromila euro. Scontata la presenza del presidente della regione Lazio Piero Marrazzo e del presidente della provincia di Roma Enrico Gasbarra.
Sono invece le 22, quando il candidato sindaco della Cdl Gianni Alemanno arriva al ristorante «La Fattoria» sulla Flaminia, alle porte di Roma, in aperta campagna, per prendere parte allincontro organizzato dal vicepresidente del consiglio comunale di Roma Fabio Sabbatani Schiuma. Qui, ad attenderlo, invece delle solite auto blu, centinaia di macchine biancheparcheggiate ovunque, e un bagno di folla. Più di settecento, tra tassisti del «3570» e rappresentanti delle categorie dei panificatori, parrucchieri, pizzaioli, tour operator della capitale, convinti - dopo anni di continue difficoltà con il Campidoglio - di dover dare il loro appoggio a chi promette di amministrare la città «in nome del popolo romano». «Crediamo nella politica di Alemanno che da sempre si è dimostrato sensibile alla categoria - commenta Loreno Bittarelli presidente della cooperativa taxi 3570 - crediamo anche in Fabio Schiuma, nostro rappresentante al Comune, da sempre interessato a tutelarci contro linsensibilità delle istituzioni. Da Veltroni - aggiunge Bittarelli - abbiamo ricevuto solo danni, dal numero unico del comune per chiamare i taxi, al mancato adeguamento annuale delle tariffe previsto dal regolamento comunale».
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