«È finito il tempo del dolore». «Vogliamo abbracciare i fratelli rom, alla faccia loro» (cioè nostra, di noi liberali). «Ci siamo liberati dalla politica della paura e dei luoghi comuni». «Noi intendiamo la politica come gentilezza, come rapporto con la vita ». «Incomincia il futuro, costruiamocelo ». Così Nichi Vendola, in piazza del Duomo, all’indomani del successo del suo personale candidato, il «mite», «elegante» Giuliano Pisapia. Le parole sono pietre, e pesano: fra gli zingari che Vendola ha virtualmente sbaciucchiato ci sono quei quattro che hanno ammazzato il ventisettenne milanese, centrandolo in pieno con un’auto rubata. Non credo proprio che quello fosse il futuro che cercava. E per la sua povera famiglia, non credo sia finito il tempo del dolore. Così come non credo che perché Vendola ha abbracciato i rom Milano si consideri, oggi, liberata dalla paura. Perché questo è: appena sciolti dall’abbraccio, ecco che i rom tornano a rubare, a rapinare e anche a uccidere. Dando la tragica conferma che no, quello degli zingari che rubano, rapinano e anche uccidono non è un luogo comune. Non è una leggenda metropolitana fatta circolare dalle forze oscure della reazione.
Cosa ci racconteranno i Vendola, ora? Della bellezza, della poesia della cultura rom? Che la colpa di tutto, saccheggio della tabaccheria, furto dell’auto e tragica conclusione della trasferta dei quattro minorenni, è della Moratti che non ha voluto procedere all’universale abbraccio, in nome di quella po-litica della gentilezza che nel testone di Vendola è l’unico modo per convertire al bene, alla armoniosa convivenza civile, al lavoro, all’igiene, alla educazione dei figli, al rispetto delle leggi gli occupanti di un campo nomadi come quello di via Negrotto?
Non è il caso di trarre conclusioni azzardate, ma il raid dei quattro zingari minorenni e il suo drammatico esito sembra proprio dar ragione a quanti paventavano, con la vittoria di Nichi Vendola via Giuliano Pisapia, una zingaropoli. O che comunque gli zingari, sentendosi coperti e anzi: sostenuti, favoreggiati - dalla «politica della gentilezza » (e degli abbracci) fossero incoraggiati a sciogliere le righe, a prendersi delle libere uscite. Dal furtarello negli appartamenti, dal borseggio e dalla questua al saccheggio degli esercizi commerciali. Il salto di qualità. Con il dovuto apparato, auto di grossa cilindrata, corsa pazza per far perdere le tracce, per farla in barba alla polizia, sempre a tavoletta, come nei film americani. E se a rimetterci è un milanese che per accidente si trovava sulla loro strada, pazienza: sono le regole - le loro regole - del gioco.
Come procede, in questi casi, la «politica della gentilezza» (e dell’abbraccio)? Uno scappellotto e via? Una raccomandazione ai genitori dei quattro teppisti di meglio tener d’occhio i loro ragazzi? Un forum di dialogo&confronto sulla cultura dei fratelli rom? Alla faccia nostra? Il problema non è solo del sindaco mite ed elegante, ma
dei milanesi - la maggioranza, come è evidente - che si sono fatti incantare dal populismo buonista, che hanno abboccato all’amo della ventosa demagogia del pugliese con l'orecchino. A parole, tutto a posto. Ma nei fatti?- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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