Da Versace alla «signora Gibaud», la carica dei 930

Il Cavaliere: andate a parlare con i parroci e i farmacisti

da Roma

Lo smarrimento dei pivelli (si fa per dire) è incarnato da Santo Versace e Piero Lunardi, che han bussato all’ingresso sbagliato, lassù dove la Confindustria stava incoronando la Marcegaglia e non all’auditorium nel seminterrato dove eran chiamati i 930 candidati del Pdl. L’assenza più vistosa è quella del Ciarra, che almeno ieri s’è dato malato e silente. I più esaltati, finalmente in un ruolo universale, i portavoce Paolo Bonaiuti e Andrea Ronchi: «Rivolgetevi a loro, segnatevi l’indirizzo e-mail: se volete consigli sulla comunicazione, Bonaiuti e Ronchi sono a vostra disposizione», ha dettato il leader. Ma il di più lo ha fornito ancora una volta lui, Silvio Berlusconi che vedendo sulla scalinata un giovane racchiuso nel giaccone impellicciato, gli fa «ma dove vai, con questo sole? Guarda me», e tira su la camiciola esibendo il ventre nudo e abbronzato, senza traccia di canotta né tan meno pancera.
Forse c’è rimasta male Franca Audisio, imprenditrice nel ramo salute e benessere, candidata senatrice in Piemonte, che appunto ieri all’auditorium della Tecnica s’era presentata ai giornalisti: «Sono la signora Gibaud». Di certo non ha rovinato la festa all’Eur, il camioncino col faccione di Casini sorridente che faceva provocatoriamente avanti e indietro. Credete che l’adorazione popolare, da santo subito ormai, sia appannaggio del solo popolo per quanto sovrano? Macché, dovevate ascoltare Giulia Adamoli, mantovana, candidata di sicura elezione, 25 anni, che dirige l’azienda di famiglia produttrice di rimorchi, ragazza istruita e tosta che vanta di aver «anche fatto l’operaia prima di mettermi dietro la scrivania, per imparare il mestiere, perché non mi piacciono le cose già pronte», che al termine della convention sospirava con occhi lucidi da pastorella di Fatima: «Sono molto agitata. Ho stretto la mano a Berlusconi e questo mi ha riempito la giornata, una sensazione travolgente che durerà tutta la vita». Ma prima di sera dovrà pur lavarsela ’sta mano, le ha fatto un cronista cinico e disincantato. E l’eletta: «L’ho già fatto, ma la gioia resta immensa».
Saremo anche al di là e al di sopra della politica, però se Berlusconi incita i 930 cavalli del Pdl ad usare «il camper, andate porta a porta, cercate il contatto diretto con la gente, andate a parlare con il prete, con il farmacista, con il medico: io ho ottimi rapporti con i farmacisti e non certo perché compro da loro il Viagra», eccoti l’Ordine dei farmacisti diffondere un sentito grazie a Berlusconi che «ha apprezzato» il loro ruolo.
Forse non c’è più l’Italia dei piccoli campanili dove le persone più ascoltate sono il parroco, il farmacista e il maresciallo dei carabinieri che il Cavaliere s’è scordato, ma il porta a porta non è certamente quello di Vespa, e il Viagra... insieme a tante giovani tutte vestite in scuro come lui, ci son pure i sessantenni tra i candidati del centrodestra, che un aiutino non lo disdegnano certo.
E in sì affollata assise c’è chi sgomita. Michela Brambilla insiste a spiegare che «abbiamo 10 persone in lista per i Circoli della libertà e altre 5 molto vicine», ma qualcuno provvede a sibilare che ieri sedeva in terza fila.

L’ex generale della Finanza Roberto Speciale è «disponibile» a un ministero, «metto a disposizione la mia competenza sulla sicurezza» dice sbattendo quasi i tacchi. In troppi già, s’offrono e soffrono per un posto al governo: «È partito il treno bianco per Lourdes», sorride Donato Bruno.

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