Verso le rogatorie. Caccia alle talpe che vivono fuori dalle Mura

Roma - Nuovo incontro tra Paolo Gabriele, l’aiutante di camera di Benedetto XVI arrestato per il possesso illecito di documenti riservati, e i suoi legali. Il maggiordomo di Papa Ratzinger ha avuto ieri mattina un lungo colloquio con i suoi difensori di fiducia Carlo Fusco e Cristiana Arrù. A riferirlo il solito padre Federico Lombardi. Secondo quanto riferisce lo stesso responsabile della Sala stampa vaticana, i due legali dovrebbero entro breve presentare al giudice unico Piero Antonio Bonnet la richiesta dei domiciliari per il loro assistito. Quest’ultimo sarà sottoposto già da questo fine settimana alla prima serie di interrogatori messi in calendario dagli inquirenti. Padre Lombardi ha poi smentito che, al momento, la magistratura italiana sia stata sollecitata a una fattiva collaborazione dal corrispondente ufficio d’Oltretevere. Dopo le tante voci sul presunto coinvolgimento di alcuni laici italiani in servizio presso la Santa Sede, padre Lombardi ha dovuto ammettere che non si esclude che entro breve possano essere chieste delle rogatorie per sentire alcuni impiegati italiani del Vaticano. Al momento però la giustizia interna si concentra sul ruolo di Gabriele e sui suoi incontri oltre la Porta di Sant’Anna. Di sicuro Gabriele può contare su una macchina vaticana, quella giudiziaria, ben oliata ed efficiente. Proprio ieri, quando si dice la coincidenza, è stato inaugurato l’anno giudiziario del Tribunale della Città del Vaticano. Nella sua relazione, il promotore di giustizia Nicola Picardi ha parlato di «un apparato sufficientemente equilibrato ed efficiente», piuttosto «agile ed armonico» che, come confermano i dati, presenta ancora una buona produttività. L’arretrato nel civile resta piuttosto contenuto e i 29 procedimenti in pendenza a gennaio erano relativi a giudizi collegiali più impegnativi. Record nel penale che dai 281 processi in pendenza del 2011, era passato a soli 4 ancora da chiudere. Un nodo della relazione ha riguardato la consueta sproporzione tra il totale dei processi (640 civili, 226 penali) e l’esiguo numero di abitanti residenti in Vaticano, 492 in tutto. A influire sono ovviamente i 18 milioni di pellegrini e turisti che transitano ogni anno nella Basilica di San Pietro o nei Musei Vaticani e ai quali va imputato il 99% del contenzioso ordinario. Insomma l’unico «corvo» in gabbia rappresenta quell’uno per cento.

Il Vaticano perde progressivamente, secondo Picardi, le fattezze di «Stato apparato» per guadagnare, quindi, quelle di «Stato di diritto». Le intercettazioni e le rogatorie per «indagati» italiani, verranno poi. Con la prassi necessaria da Stato di diritto a Stato di diritto.

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