Gabriele Villa
Le Castellet-Dipartimento del Var (Francia) Fa effetto guidare una «Supercar»? Sì, fa effetto. C'è qualcosa di magicamente audace che comincia a battere all'unisono con il tuo cuore. Quel qualcosa accelera, e i battiti del tuo cuore accelerano.
Tu lo ascolti ed è come se ascoltassi il tuo cuore che ti sta raccontando di avventure che mai avresti immaginato. Ti rimbombano dentro quei 610 cavalli della Lamborghini Huracan Spyder.
Ed è il «sound» della trasgressione più tonificante, più adrenalinica. La colonna sonora di una galoppata di 600 chilometri che da Sant'Agata Bolognese, ci ha portato, volante e paddles alla mano, fino al circuito «Paul Ricard», incastonato nelle alture francesi del Var. Una prova su strada? Riduttivo definirla così. Certo, passando dai centri abitati alle autostrade, dai rettilinei alle curve a gomito, dagli autovelox, che ti viene voglia di beffare ma che devi pur sempre rispettare, fino ai tornanti, che si inerpicano lungo i primi contrafforti alpini della Provenza, il nostro avrebbe potuto anche sembrare un test drive. Ma quando ti lasciano «giocare» con una Supercar così, anzi con quattro Huracan differenti, per una giornata tutta intera, una giornata che vorresti non finisse mai, allora no. Allora entri in un mondo a parte. Dove la coppia motore, lo 0-100 in 3,2 secondi, i freni carboceramici e la fibra di carbonio in cui, sedendoti, ti avvolgi come in una culla hi-tech, diventano non voti da dare, ma puntini, solo puntini abbaglianti. Da unire l'uno all'altro lungo il sentiero della fantasia che ti conduce altrove. Oltre. Oltre l'immaginazione.
La percezione di questo stato di fanciullesca euforia ti si appiccica alla pelle già entrando nella fabbrica alle porte di Bologna. Mi guardo intorno e cerco di fotografare con gli occhi (solo con gli occhi perché l'otturatore degli smartphone viene precauzionalmente coperto con un bollino e un sorriso dalle hostess alla reception), quei modelli che, maneggiati con cura, vengono rivelati al mondo e preparati per la consegna ai fortunati e agiati customers sparsi nel pianeta. Mi torna alla mente quando un bel po' di anni addietro, avevo rotto il salvadanaio per comprarmi il modellino, peraltro perfetto in tutti i suoi dettagli, della «Miura». La madre di tutte le Supercar nate sotto il segno del Toro. Il grande successo planetario di Ferruccio Lamborghini, disegnato in soli quattro mesi da Marcello Gandini, che lasciò attoniti anche i più agguerriti concorrenti. Cinquant'anni fa. Esattamente. E cinquant'anni dopo eccomi qui al cospetto di questa sua erede. Certo i puristi dell'automotive dicono, a buon diritto, che è l'emanazione della Gallardo. Ma è pur vero che prima della Gallardo e prima e prim'ancora c'era lei, la Miura. Intanto resta il fatto che questa Huracan, monella e stuzzicante è qui davanti a me. Che mi fa brillare gli occhi mentre mi ci immergo, non proprio con l'agilità che avrei avuto cinquant'anni addietro.
Premo il bottone dell'accensione, alzo lo sguardo e tutt'intorno un pubblico variegato: due scolaresche di studenti austriaci appena scesi dai bus, famiglie, coppie di età diverse. Il pubblico che, ogni giorno, varca la soglia della fabbrica di Sant'Agata Bolognese per accarezzare con delicatezza quel capolavoro di design e di ingegno. Per accendere semplicemente il Sogno e sentire quel motore, quel rumore. Il rumore della libertà. Almeno per un giorno.
Sospensioni intelligenti che si adattano alle condizioni di guida, cambio sette marce a doppia frizione dinamica di guida che consente di impostare tre programmi di conduzione (anche la possibilità «corsa», quindi fate attenzione ai fulminei ingressi in curva che la vettura promette e mantiene) la Lamborghini Huracan LP 610-4 mi ha portato allegramente a spasso fino all'ingresso del circuito Paul Ricard di Le Castellet dove da lì a poche ore Michela Cerruti, la più forte pilota italiana, arruolata per l'occasione da Lamborghini, avrebbe fatto il suo ingresso in pista al
volante della Huracan GT3. E io?Mi sono fermato prima di entrare in pista, naturalmente. Indugiando. Indugiando a lungo prima di scendere da questo Uragano di emozioni. Difficile lasciare andare qualcosa di così bello.
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