Fabrizio de Feo
da Roma
La missione per riportare pace tra Israele e Libano rischia di accendere nuovi conflitti dentro lUnione. E così Fabrizio Cicchitto, di fronte ai primi «distinguo» di Rifondazione, assume una posizione precisa: il sì di Forza Italia arriverà soltanto se le regole dingaggio dei nostri soldati saranno definite in maniera inequivoca.
Onorevole Cicchitto, la partecipazione italiana al contingente Onu dovrà essere autorizzata dal voto delle Camere?
«In Kosovo accadde che i nostri aerei si alzarono sulla Serbia mentre il nostro Parlamento stava ancora discutendo. Certo DAlema è abituato a operazioni spregiudicate che fatte dal governo Berlusconi farebbero gridare allo scandalo. Ma questa volta un dibattito in Parlamento dovrà esserci».
Teme che il governo possa blindarsi dietro il ricorso alla fiducia?
«Sarebbe paradossale. Non è neppure ipotizzabile la fiducia di fronte a una decisione che dovrebbe comunque coinvolgere anche lopposizione. In ogni caso lUnione sulla politica estera è a pezzi e in Parlamento può capitare di tutto».
A quali condizioni direte sì alla missione italiana?
«La risoluzione evita riferimenti specifici al carattere di peace-keeping o di peace-enforcing della missione. Tutta loperazione ha senso se i soldati sono messi nelle condizioni di difendersi e intervenire per smontare eventualmente la rinnovata aggressività di Hezbollah. Questo aspetto va chiarito in Parlamento».
Il nostro contingente di pace in Irak venne definito occupante da Prodi e, addirittura, belligerante dalla sinistra oltranzista. Qual è la diversità della missione in Libano?
«Il paradosso è che lintervento in Libano ha sicuramente un carattere più marcato dal punto di vista militare rispetto a quello in Irak. Noi non partecipammo alla guerra in Irak nè Berlusconi era alle Azzorre quando venne deciso lattacco. Intervenimmo in base a una risoluzione Onu e venimmo ringraziati da Kofi Annan per il nostro impegno di pace».
Quale atteggiamento si aspetta dalla sinistra radicale?
«Prendo atto che alcuni esponenti dellestrema sinistra dicono sì a condizione che ci sia il via libera degli Hezbollah. E stiamo parlando di forze indispensabili per la maggioranza».
Tutto questo mentre Massimo DAlema definisce loffensiva di Israele «sbagliata, di scarso significato militare, di disastroso impatto politico e dagli obiettivi poco chiari».
«È inusitato che un ministro degli Esteri si presenti con il fare altezzoso di un baronetto inglese con il frustino in mano e tratti in modo arrogante Usa e Israele. Le sue parole segnano un elemento di discontinuità molto negativo verso Israele».
DAlema dice «finalmente lOnu».
«È una ricostruzione totalmente falsa. Dimentica che le truppe Unifil erano già presenti sul territorio e hanno fallito. Dimentica che la linea di Israele è stata territorio contro pace e si è trovato di fronte unoperazione congiunta partita da Gaza e dal Libano. Dimentica che lelemento scatenante è stato unaggressione che, a sentire lIran, si prefigge propositi identici a quelli dei nazisti contro gli ebrei ovvero leliminazione totale di Israele. E dimentica che nessuno ha scatenato alcuna offensiva contro gli islamici. È il fondamentalismo islamico che ha dichiarato guerra allOccidente e agli arabi moderati. Si può capire che Rutelli - che va bene sui set cinematografici ma possiede scarsa cultura politica - dimentichi l11 settembre. Ma DAlema dovrebbe ricordarlo».
Per il numero uno della Farnesina la reazione di Israele è stata sproporzionata.
«Ma quale sproporzionata. Vorrei vedere se fossimo noi costretti ad andare nei rifugi per sfuggire agli attacchi missilistici. Se non ci fosse stata la reazione di Israele ora non avremmo loperazione dellOnu. E questo dimostra la debolezza dellOnu».
In ogni caso DAlema sembra aver compiuto una precisa scelta anti-israeliana.
«È un atteggiamento eccentrico per un ministro.
Marco Pannella invoca lingresso di Israele nellUe.
«A titolo personale sono favorevole e credo che andrebbe esaminata anche lipotesi dellingresso di Israele nella Nato».
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