Stephen King fra le pagine del suo fondamentale saggio Danse macabre ci presenta uno spaventoso mostro come il lupo mannaro attribuendogli il ruolo di vero e proprio archetipo dellimmaginario horror. Una creatura che molta fortuna ha avuto al cinema ma che anche in letteratura ha fatto valere le sue imprese di sangue. È vero che, paragonato ai vampiri o ai fantasmi, il lupo mannaro ha avuto molti meno cantori ma, solamente guardando al panorama italiano, di lui potremmo ricordare che si sono occupati scrittori come Petronio, Tommaso Landolfi, Luigi Capuana, Luigi Pirandello, Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts, Paolo Maurensig. È quindi una bella sfida quella che ha accettato di intraprendere Marco Vichi con il suo romanzo Nero di luna (Guanda, pagg. 248, euro 15) che, da una parte, sceglie di intraprendere un cammino impervio come quello della narrativa del terrore e dallaltra lo fa occupandosi proprio delle leggende che riguardano i mutaforma. Certo il narratore toscano aveva già mostrato di avere le carte in regola per affrontare la narrativa fantastica a tinte forti in alcuni racconti della raccolta Perché dollari? (Guanda) come Il portafoglio e Reparto macelleria. Da Stephen King sicuramente Vichi ha imparato alcune regole fondamentali: la paura deve emergere da situazioni normali, da luoghi familiari che devono trasformarsi in Inferni. Inoltre, Vichi sa benissimo che solo le piccole comunità di provincia riescono a custodire negli anni segreti terribili. Ci troviamo così trasportati fra le colline del Chianti in compagnia di uno straniero che in questi luoghi diventa prima turista, poi osservatore e infine detective. Emilio Battazzi è un giovane scrittore in cerca di ispirazione che decide di stabilirsi nella casa affittata dal suo amico Franco, scomparso prematuramente. Un casolare di campagna, la Cipressa, dove allinizio Emilio non riesce a scrivere nemmeno un rigo e dove poi però comincia a stendere ossessivamente il suo romanzo Orrore sulle colline.
A stimolarlo è la natura selvaggia che lo circonda ma soprattutto sono i fatti di sangue che sembrano avere bagnato nel 1970 quelle colline. Pochi vogliono dare confidenza al nostro narratore. Pochi vogliono ricordare ciò che accadde fra le pareti della Villa della Famiglia Rondanini. Ma Emilio è sicuro che gli abitanti di Fontanera sappiano molto di più di quei piccoli pettegolezzi che riesce a strappare loro. Si trova così a visitare di notte la villa ormai abbandonata, dove strani suoni e urla echeggiano e dove qualcuno tiene incontri segreti. Incrocia donne nude che corrono di notte in mezzo ai campi, si trova ad avere la strada sbarrata da misteriosi giganti. E così, allimprovviso, tutto quello che a Emilio Battazzi pareva normale si trasforma in inquietante e spaventoso.
Stregato dalla luna della letteratura fantastica Marco Vichi riesce a tenere i lettori con il fiato sospeso fino alle ultime pagine del suo romanzo. Aspettando sempre il momento giusto per azzannare alla gola la loro attenzione.
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