Era il 1968 quando dalle colonne di un giornale nazionale danese larchitetto Jan Gudman-Hoyer lanciava lidea di un nuovo modo di abitare: il cohousing. Sono passati quasi quarantanni da allora e lidea si è trasformata in progetti in diversi Paesi europei (Svezia, Inghilterra, Olanda) ed extra europei (Stati Uniti, Canada e Giappone), fino a sbarcare in Italia nel 2005.
Assistiamo al nascere di modi nuovi di concepire lo spazio familiare, che si adeguano ai mutamenti del nostro tempo, ma non rinunciano a quel senso di rifugio che da sempre la casa rappresenta e che i nuovi scenari dell'economia globale mettono in crisi. Il termine cohousing viene spiegato dai promoters italiani come «vicinato elettivo». Si tratta di un'esperienza di vita in una comunità residenziale con servizi condivisi che prevede luso di spazi e servizi comuni (micronidi, palestre, sale da gioco per i bambini, giardini, orti) senza abbattere i confini dello spazio privato.
In Italia lidea di creare comunità residenziali sul modello scandinavo nasce dalla collaborazione fra dipartimento Indaco del Politecnico di Milano e Innosense, agenzia specializzata nellinnovazione sociale. La proposta avanzata dai due enti è quella di una modalità abitativa partecipata che inizia dal progetto edilizio: i futuri abitanti del villaggio si incontrano preliminarmente per conoscersi e «scegliersi». Una volta aggregati i gruppi familiari per un determinato insediamento abitativo, si affida loro la scelta dei servizi da realizzare e mettere in comune.
I primi progetti sono stati avviati a Milano nellottobre 2005: il Brainport di Lambrate e il Bovisa Urban Village. Dal 2005 a oggi sono partite quattro nuove iniziative di cohousing, tre in Lombardia, una in Toscana. Notizie sulle attività in corso si trovano sul sito ufficiale della community italiana
allindirizzo: http://cohousing.it/. Lutilizzo di servizi condivisi è il reale valore aggiunto di queste iniziative perché rappresenta il principale vantaggio economico di una comunità residenziale. Il prezzo a metro quadro di un'abitazione in cohousing si aggira intorno ai 3.500/4.000 euro, cifre in linea con quelle di mercato, ma la condivisione di beni e servizi permette di contenere i costi della vita perché si riducono gli sprechi e il ricorso a servizi esterni.
Inoltre, il modello recupera aspetti della qualità della vita sempre meno considerati: ambiente, sicurezza, rapporti di vicinato.
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