Video di Nassirya, smontato il giallo di Fassino

Il leader ds a Matrix: le immagini della battaglia furono bloccate dalla Difesa. Ma i giornalisti che erano in Irak lo smentiscono

Video di Nassirya, smontato il giallo di Fassino

Mimmo Di Marzio

da Milano

«Eccolo là, è quello... no, m... cinque metri a sinistra... guarda come si muove! Annichiliscilo!». Il filmato di dodici minuti con le voci di sottofondo dei nostri soldati a difesa dei ponti a Nassirya, pure lui annichilisce sul proscenio di «Matrix», dove un insofferente Enrico Mentana cerca di ravvivare l’atavico dibattito sulla guerra in Irak stimolando il ds Fassino e il sottosegretario all’Interno Alfredo Mantovano.
Le immagini dello scandalo, riviste, riascoltate e burocraticamente interpretate via cavo dal generale di Brigata Roberto Ranucci, nel day after assumono sempre più le sembianze del topolino partorito dalla montagna. Quegli spari in direzione di un nemico quasi fantasma, accompagnati da commenti e congratulazioni in quasi tutti i gerghi del Belpaese nulla aggiungono e nulla tolgono alle ritualistiche contrapposizioni politiche. Il segretario della Quercia, prende laconicamente atto che trattavasi di «teatro di guerra» e che il peccato originale è a monte, «di coloro, quelli del governo, che parlavano di missione a scopi umanitari».
Mentre là si sparava veramente. Dalla sua trincea, si fa per dire, Mantovano rintuzza precisando che sì, è vero, a Nassirya si sparava, ma soltanto a difesa di una ricostruzione, di una democrazia nascente. «E per proteggere la pace a volte ci vogliono le armi». Guerriglia a salve.
Per vincere l’annichilimento, Mentana sposta allora la linea del fronte sul terreno a lui più congeniale, quello mediatico. Chi ha girato quelle immagini? Quando sono state girate? Ma soprattutto chi e per primo ha trasmesso il reality dei militari italiani che a Nassirya prendono la mira e qualche volta premono pure il grilletto? Il conflitto si riaccende ma stavolta qualcuno spara e fa cilecca. Capita al segretario diessino a cui non sembra vero di imbracciare il fucile contro uno dei nemici ricorrenti della sinistra, prima e dopo la rockpolitik di Celentano: la censura dell’informazione.
Già perché il video che mostra i carabinieri che gridano «Guarda che l’hai beccato» risale, udite udite all’aprile del ’94, cioè quasi quattro mesi prima della battaglia di Nassirya del 7 agosto. Mesi in cui, precisa Jula Jebreal dalla parterre giornalistica, Al Jazeera già trasmetteva gli italiani assetto di guerra. Allora perché, inveisce Fassino, il «teatro di guerra» fa per la prima volta apparizione sui teleschermi italiani soltanto oggi, cioè un anno e mezzo dopo? Ma l’attacco all’arma bianca ha vita breve perché è lo stesso Mentana a riproporre un altro video, certamente più vibrante, dei militari italiani impegnati in un lungo scontro a fuoco tra le due rive dell’Eufrate.


Quel video, ricorda Mentana, venne mostrato dal giornalista Fabio Tamburini il sette giugno di quest’anno sugli schermi di Canale 5. Ma in pochi se n’erano accorti. Neppure Piero Fassino e altri nemici della censura.

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