da Roma
Dopo Apocalypto, il violento film di Mel Gibson interdetto ai minori di quattordici anni, è la volta della censura di una singola scena di sesso de Il grande capo, la prima commedia diretta da Lars von Trier, amara, sarcastica e tuttaltro che pecoreccia. Sembra contento Andrea Occhipinti, patron della Lucky Red, la casa distributrice, di questo divieto ai minori di 14 anni, che, uscita con 39 copie lo scorso 5 gennaio, ha ottenuto un buon risultato nel primo weekend, piazzandosi allundicesimo posto nella classifica Cinetel. «Venerdì aumenteremo di 200 copie la distribuzione: ce lo chiedono gli esercenti», spiega il produttore, che punta lindice sulla prurigine della censura italiana. «Ogni volta che si tira in ballo il sesso, è così: avvenne per Reinas, dove due uomini si baciavano». Quel che più colpisce, nella motivazione del divieto, è quel cenno critico-estetico su «un rapporto sessuale poco coerente con lintera sistema narrativo». Certo, giudicare un autore complesso e cerebrale come Lars von Trier, non è uno scherzo. Tanto più che, nel frammento incriminato, appare soltanto una donna procace, che invita un boss tutto da ridere a fare sesso con lei, né latto si vede. «Adesso si mettono a dare anche giudizi di valore», sbotta Occhipinti, che non ha digerito il divieto a Lalbero di Antonia, da lui distribuito, dove una diciottenne faceva del tutto per rimanere incinta dellamato compagno. «Mi dissero che in Italia non esiste la cultura della monta!», ricorda allibito.
E come mai, tra laltro, il fax del ministero dei Beni culturali, con le motivazioni del divieto ai quattordicenni, è arrivato soltanto ieri in via Chinotto, sede della Lucky Red, a film ormai uscito? «Sarà stato per via della pausa natalizia», argomenta Mario Mazzetti, membro della Terza Commissione di Revisione, che il 21 dicembre 2006 ha emesso il verdetto.
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