Roma

Vigili urbani, valzer di poltrone

Claudia Passa

«È questione di ore». Così parlava il 27 settembre Giovanni Catanzaro, comandante della polizia municipale, annunciando come imminente l’investitura dei suoi due vice, Angelo Giuliani (I gruppo) e Donatella Scafati (II gruppo). È trascorso un mese, la quadratura del cerchio s’è rivelata più complessa del previsto, e solo nelle ultime ore da via della Consolazione è partita la prima (ufficiosa) fumata bianca per la rotazione dei dirigenti municipali. Le nomine dovrebbero essere ufficializzate entro questa settimana. Ma da quel che si è potuto apprendere, per come la vedono gli addetti ai lavori, la partita al momento ha un solo vincitore: Giovanni Catanzaro.
Per comprendere la direzione imboccata dal comando della municipale – e quindi dal sindaco – occorre partire dalla «casella» più prestigiosa nel puzzle della dirigenza: il I gruppo. In un primo momento s’era detto che almeno per qualche mese il comando del centro storico sarebbe rimasto ad interim a Giuliani, in virtù della complessità territoriale che nel 2002, quando il giovane dirigente aveva preso il posto di Catanzaro, aveva giustificato un «interregno» di sei mesi prima del definitivo passaggio delle consegne. Ma non appena insediato al comando, Catanzaro, forse «illuminato» dalla sua nutrita esperienza in fatto di incarichi interinali, ha posto a mezzo stampa il suo veto. E così al posto di Giuliani andrà con ogni probabilità Carlo Buttarelli, attuale capo del Git che, a differenza del suo predecessore, vanterebbe con Catanzaro ottimi rapporti e una consolidata sintonia operativa. Di recente se ne è avuta dimostrazione in occasione dell’«avventura» di Fiumicino contro i tassisti abusivi: la partecipazione di Roma alla task force congiunta ha creato più problemi di quanti ne abbia risolti, ma di certo fra Catanzaro e Buttarelli dalla lettura dei documenti emerge un’assoluta sinergia.
Per occupare la «casella» del Git (altamente strategica con l’arrivo dei poteri speciali) si prevede che da Tivoli venga richiamata a sorpresa Raffaella Modafferi, mentre per il II gruppo si fa il nome di Diego Porta. Il IV gruppo, con l’interim del III, sarebbe destinato ad Angelo Moretti (fino all’ultimo in lizza per il I), che lascerebbe il comando del XIII a Marco Giovagnorio, mentre al VI andrebbe Antonio Bertola. Al XVI gruppo dovrebbe arrivare Rolando Marinelli, al XVII Stefano Donelli e al XVIII Pietro Di Girolamo. In VII municipio è atteso Maurizio Sozi, al IX Roberto Stefano, all’XI Paolo Bigi, al XV Cesarino Caioni, al XX Rosa Mileto, mentre per Massimo Ancillotti (XII) non ci sarebbe alcun trasloco in vista almeno fino a fine anno.
All’appello mancano quattro gruppi destinati, oltre al XII, a restare «immuni» dalla rotazione: si tratta del V (Evasio Di Francesco), dell’VIII (Antonio Di Maggio), del X (Paolo Bernardi) e del XIX (Olivia Sordoni). Di questo c’è da giurare che a Catanzaro, e al Campidoglio, verranno chieste spiegazioni. Non solo. È molto probabile che se le voci dovessero trovare conferma, e le nomine venire ufficializzate, la preoccupazione latente in vasti settori del Corpo difficilmente troverà argini sufficienti a contenerla. E a confronto di ciò che si prepara, il gelo che ha accompagnato l’investitura di Catanzaro al comando apparirà come un trascurabile incidente di percorso. Resta da capire quale ruolo ha avuto Veltroni nel turn over a catena, e quanto abbiano pesato i presidenti dei municipi. Le prime reazioni si attendono proprio dal centro storico. La «partenza» di Giuliani è vista con una certa preoccupazione.

E nessuno può fare previsioni sull’eventuale imposizione dall’alto di un dirigente considerato un «fedelissimo» di Catanzaro, che a via dei Montecatini c’è stato per quasi vent’anni, finché Veltroni nel 2002 non ha deciso altrimenti.

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