Paola Setti
Lei ha le spalle dritte e lo sguardo sempre alto di chi è sicuro di sé, eppure tradisce una certa irrequietezza, quel gesticolare un po agitato quando parla di cose che le premono, quellinfervorarsi che tutto pare una questione di principio. Lui ha le spalle un po curve e guarda spesso in basso quasi a tradire limpaccio della timidezza, eppure mai lascia trasparire unemozione, mai si lascia sorprendere da reazioni emotive. Fossero una coppia compenserebbero luna le mancanze dellaltro, Marta Vincenzi e Claudio Burlando. Ma poiché sono luna uneuroparlamentare che sogna di tornare in Liguria, laltro un presidente di Regione che il partito ha scelto per la Liguria, i due tendono piuttosto a punzecchiarsi. E dire che Marta aveva anche prestato il suo sorriso ai manifesti della campagna elettorale di Claudio.
Altri tempi, tanto più adesso che allorizzonte inizia a intravvedersi la poltrona libera di Giuseppe Pericu, e quelle elezioni comunali del 2007 che, per lennesima volta, riproporranno lo scontro fra la donna più votata dei Ds e le gerarchie del partito, quelle stesse che nei luoghi chiave liguri hanno sempre preferito un uomo. Capita così che SuperMarta non sia fatta pregare a iontervenire sullintricata partita del porto, il comitato portuale che lunedì deve esprimersi sulla richiesta di dimissioni che il presidente Giovanni Novi ha inoltrato con decisione al segretario generale Sandro Carena, se vince Novi Carena deve lasciare, se vince Carena trattasi di implicita sfiducia a Novi, sullo sfondo la possibilità che arrivi un commissario e che quel commissario sia Sandro Biasotti lex governatore.
Vincenzi la mette così, come chi in unempasse simile non ci si sarebbe mai trovata: «A leggerle dallesterno, se posso permettermi una battuta, mi sembra che entrambe le questioni, questa e quella del Genoa, siano state gestite male tutte e due». Già così, sarebbe una neppure troppo velata stoccata a Burlando, visto che proprio nella figura del presidente sta il collegamento fra porto e Genoa, ma anche al sindaco Giuseppe Pericu, perché no. Solo che Vincenzi decide di infierire, allargando il quadro: «In generale in città mi pare che il tono e il taglio della cultura istituzionale sia in forte decadimento». E lo ripete: «Il tono, ecco, mi pare in forte decadimento».
Ieri Burlando ha reagito con il gelo di quando è più piccato: «Chi deve fare cose importanti le fa, chi non ne ha da fare le dice».
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