PRIMA VISIONE Rohmer incanta tra le spie parigine

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Normale in un film di Hitchcock, un intrigo internazionale pare strano nel film del più filohitchockiano dei critici e antihitchockiano dei registi: Eric Rohmer. Nel suo Triple agent, infatti, come sempre non c’è azione; c’è però un’atmosfera economicamente quanto perfettamente evocata, quella della Parigi 1937-38.
Capo degli esuli russi in Francia era allora il generale Miller, che agiva per restaurare lo zarismo. Tollerato anche nei giorni del Fronte popolare, Miller aveva importanti e spietati interlocutori: i servizi segreti tedeschi e quelli sovietici. La posta in gioco erano i prodromi del patto di non aggressione russo-tedesco, poi raggiunto nel 1939.
A tutto questo il film di Rohmer accenna solo con notizie di stampa. Chi entri al cinema non sapendone nulla, ne esce sapendone poco di più. Infatti Triple agent mostra un uomo sfaccettato e disincantato (Serge Renko) non attraverso le sue imprese, ma attraverso il suo riserbo con la moglie (Katerina Didaskalou).
Con Rohmer non entriamo dunque nella vita di un agente d’influenza (non di un agente segreto), ma in quella quotidiana di una borghese. Ma anche lei pagherà per essere stata al momento sbagliato con la persona sbagliata, un vinto. E Triple agent è un omaggio ai vinti, oltre che un bel film rarefatto. Presentato in concorso al Festival di Berlino nel febbraio 2004, è rimasto finora nei cassetti della Bim, che lo distribuisce ora, mandandolo sostanzialmente al macello. Eppure è uno dei migliori Rohmer. Da ragazzo, il regista (che è del 1922) aveva conosciuto i Miller e ne ha conservato il ricordo anche quando l’aveva perso chi li aveva frequentati. O semplicemente era morto.
Chi rammenti non i Miller, ma un altro film, Sole ingannatore di Nikita Mikhalkov, noterà che Triple agent potrebbe esserne il prologo.

Infatti nel Sole un esule bianco (Oleg Menshikov), grazie ai servizi segreti sovietici, rientra in patria e arresta un generale dell’Esercito rosso, un alter ego di Tukhacevskij, sconfitto nella lotta per il potere a Mosca grazie anche ai tedeschi, che sostennero Stalin, convinti così d’indebolire l’Unione Sovietica, ma finendo col rafforzarla.

TRIPLE AGENT di Eric Rohmer (Francia, 2003), con Katerina Didaskalou, Serge Renko. 115 minuti

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