La vita dopo il campo di concentramento

«Kaddish per il bambino non nato» è il monologo di Imre Kertész, Nobel per la letteratura 2002 che è stato ad Auschwitz a 14 anni

Kaddish per il bambino non nato, la novità proposta del teatro Franco Parenti per la prima decade di febbraio in continuità con la Giornata della memoria dell’Olocausto.Un monologo intenso che esplora la possibilità del vivere a dispetto dell’orrore di una storia che ha portato con i campi di sterminio alla distruzione dell’identità dell’uomo, alla necessità dell’esistenza di sopravvissuti senza più ragioni per continuare a respirare.
Spettacolo del premio Nobel 2002 per la letteratura, Imre Kertesz, che ha sperimentato sulla propria pelle prima l’orrore di Auschwitz (a 14 anni) e da adulto l’umiliazione di essere messo al bando dal socialismo reale dopo la pubblicazione del suo primo romanzo «Senza destino». Drammi che lasciano all’autore una conoscenza tragicamente profonda dell’umanità.
Protagonista del monologo una memoria che obbliga al ricordo senza essere di nessun aiuto al presente. E i grandi temi della nascita e della morte che percorrono tutta la trama dell’opera. «Tra l'essere scaraventati nel mondo e la fine agognata sta l'incomprensibile mondo dove regnano il male, il dolore, l'angoscia, con qualche piccolo sprazzo di gioia, minata dalla consapevolezza della sua fugacità» spiegano i due registi, Ruggero Cara e Vincenzo Todesco. Ad emblema e sintesi della visione del mondo del narratore-Kertesz, svetta il giudizio su Auschwitz «e smettete finalmente di ripetere che Auschwitz è il frutto di forze irrazionali, inconcepibili per la ragione, perché il male ha sempre una spiegazione razionale, ciò che è realmente irrazionale e che veramente non trova spiegazione, non è il male, al contrario, è il bene».
In scena il dramma sarà trattato senza pose tragiche, «il senso del comico sotterraneo scaturisce dalla consapevolezza della banalità del mondo dove è il bene a essere inspiegabile» scandiscono i registi.
Kertesz dedica il kaddish, la preghiera ebraica per i defunti, ai milioni di morti dei campi di concentramento e «a tutti coloro i quali si ricordano ancora quei morti». Uno spettacolo che sboccia da una tristezza profonda ma che viene paradossalmente condotto da Ruggero Cara «sul filo di un umorismo delirante per affermare l’impossibilità di assumere il dono della vita in un mondo definitivamente traumatizzato - e spiegano gli autori -. La scenografia, le luci, gli interventi registici devono essere subordinati al percorso di verità dell'attore, al corpo dell'attore, che si appropria della lingua, dei pensieri, delle emozioni, delle pulsioni di un narratore che pur nella finzione artistica porta con sé la straziante consapevolezza di un altrove reale e doloroso.»
Il monologo sarà alle ore 21 nei giorni feriali, alle 16 nei festivi. Il posto unico ha un costo di 22.50 euro scontato per gli under 18 a 9 euro, per gli under 25 a 15 euro e per gli over 60 a 11.

I biglietti possono essere acquistati on line sul sito www.vivaticket.it. Per maggiori informazioni connettersi al sito internet www.teatrofrancoparenti.com o telefonare al numero 02-599944700
Teatro Franco Parenti
via Cadolini 19
da oggi all’11 febbraio

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