Sul signor Ikea, al secolo Ingvar Kamprad, ottantenne inventore e numero uno del marchio per la casa più famoso al mondo, se ne raccontano di tutti i colori: che arrivi senza avvisare nei suoi negozi e si presenti ai dipendenti come un cliente qualsiasi per metterli alla prova. Che viaggi solo in classe turistica, al mercato tiri sul prezzo dell'insalata e non abbia mai cambiato in trent'anni l'arredo dell'ufficio, rivelandosi il proprio peggior cliente. Se si tratti di leggende può saperlo soltanto l'unico giornalista italiano che Kamprad lo ha incontrato davvero: Nanni Delbecchi. In un romanzo ironico e nostalgico, che svela tra satira e nostalgia le radici nordiche di un impero pura Svezia 100%, fatto di carta millimetrata ma anche di balocchi, foreste, renne e aringhe, Delbecchi si chiede che sia mai questo design democratico; e, un po per fortuna un po per tigna, riesce a chiederlo proprio al signor Ikea.
Che spiega come a ispirarlo sia stata la Fiera campionaria di Milano degli anni Cinquanta, quella in cui esponevano Sottsass, Zanuso e Magistretti.Nanni Delbecchi, Il signor Ikea. Una favola democratica, (Marsilio, pagg. 154, euro 12).
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