da Roma
Domani pomeriggio, mentre sulle altre reti tv imperverseranno i leggeri o leggerissimi programmi domenicali, a chi si sintonizzerà su Retequattro capiterà di ascoltare un vecchio prete brianzolo parlare di Gesù e del suo dialogo con Pietro in un modo così affascinante che in qualche modo sembrerà di essere presenti, sulle rive del lago di Galilea, a quella scena evangelica. Un prete sanguigno e lieto, obbediente e a suo modo rivoluzionario: don Luigi Giussani. È dedicata a lui la puntata speciale di Vite Straordinarie, il programma di Giuseppe Feyles condotto da Elena Guarnieri (Retequattro, ore 17.20-19.00), un documentario che propone molte immagini inedite del fondatore di Comunione e Liberazione scomparso due anni orsono. L'appellativo «fondatore» non è mai piaciuto a don Gius, che anzi ripeteva di non aver mai voluto «fondare nulla», ma soltanto proporre la fede cristiana nella sua essenzialità: «Io non ho fatto altro che vivere ciò che mi era stato insegnato».
Grazie a spezzoni di filmati amatoriali, brani di interviste e di conferenza, sarà possibile ascoltare dalla viva voce del protagonista quale sia stato il percorso che l'ha portato a essere una delle figure che hanno segnato la vita della Chiesa del Novecento. A partire da quella intuizione sgorgata dalla lettura di una poesia di Leopardi paragonata con il prologo del Vangelo di Giovanni: «La bellezza, la giustizia, la verità si è fatta carne, si è fatta uomo». Il documentario - che il Giornale ha visto in anteprima - presenta il clima degli anni Cinquanta, quando la Chiesa cattolica appariva ancora come un'organizzazione monolitica e perfetta, eppure già erano evidenti i segni della secolarizzazione: Giussani sceglie di andare a insegnare al milanese Liceo Berchet. Ed è lui stesso, in unintervista concessa alla Tv Svizzera negli anni Settanta, a raccontare come in quelle aule lunico gruppetto di studenti che si mostravano amici e solidali tra loro erano i comunisti. E così quel sacerdote per nulla clericale, abituato a parlare di Dio e di Gesù citando Leopardi ed Eliot, provoca i ragazzi cristiani a far sì che la loro fede diventi giudizio sulla realtà, occasione di incontro e di testimonianza. Da quellesperienza iniziale prende il via Gioventù Studentesca e poi, dopo la crisi del 68, Comunione e Liberazione.
Rarissime sono le immagini che ritraggono don Gius, con tanto di talare nera e fascia ambrosiana dordinanza, giocare con i giovani durante una vacanza in montagna. Oppure guidare, negli anni Sessanta, la Via Crucis di Varigotti. Sorprendenti poi i filmati che documentano la partenza dei primi giessini per la missione in Brasile, con il viale Forlanini che conduce allaeroporto di Linate intasato di macchine e di amici venuti a salutare i loro compagni.
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