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Voglia di elezioni

Sulla scacchiera della politica italiana muove pezzo anche la Lega e la partita si scalda ulteriormente. Attenzione, dice Bossi, che se l’uscita di fatto di Fini dal Pdl provoca problemi seri al governo o ai lavori parlamentari qui si torna a votare

Sulla scacchiera della politica italiana muove pezzo anche la Lega e la partita si scalda ulteriormente. Attenzione, dice Bossi, che se l’uscita di fatto di Fini dal Pdl provoca problemi seri al governo o ai lavori parlamentari qui si torna a votare. Le parole del leader del Carroccio galleggiano nell’aria per tutta la giornata senza che dal quartier generale del Pdl nessuno le faccia cadere con una smentita o quantomeno una presa di distanza. E questo qualche cosa vorrà pur ben dire. Tornare alle urne è una ipotesi concreta, non è l’unica ma c’è. La prima domanda da porsi è a chi sta parlando Bossi. A Fini? Ovvio, per dirgli: guarda che se vuoi fare il furbo, boicottando il federalismo fiscale e non solo quello, non vai lontano. Ma probabilmente è anche un parlare a nuora perché suocera intenda. E in questo caso le suocere sono più d’una. Per esempio l’opposizione, convinta del fatto che la pattuglia finiana inneschi indisturbata un lento logorio della maggioranza. Un’altra sono quei deputati del Pdl stesso che potrebbero essere tentati di andare a ingrossare la fronda per i motivi più disparati. La terza potrebbero essere quegli ambienti extraparlamentari che si stanno muovendo attorno alla politica immaginando scenari che prevedono soluzioni tecniche e non elettorali a una possibile crisi.
Insomma, quello di Bossi appare più un altolà a chiunque si voglia mettere di traverso all’azione di questo governo e di questa maggioranza. Piuttosto, dice, ricominciamo da capo. E in questo senso è un messaggio anche a Silvio Berlusconi, con il quale probabilmente è stato concordato. Del tipo: tieni duro, non mollare un centimetro a Fini che se per caso non basta arrivo io a prendermi la responsabilità di far saltare il banco. In effetti solo una crisi aperta dalla Lega sulla mancata riforma del federalismo fiscale potrebbe essere compresa e giustificata dagli elettori del centrodestra. E siccome andare alle elezioni spaventa tutti meno Berlusconi, che anzi proprio in queste occasioni dà il meglio di sé, aver messo questa spada di Damocle sulla testa della legislatura sta riportando in queste ore sul terreno della realtà più di un sognatore.
Ieri Berlusconi, visionando la jeep che gli ha regalato Putin, ha scherzato escludendo di voler salire su un nuovo predellino.

Chi lo conosce assicura che vuole dire che ci sta pensando. Sta solo aspettando l’esito delle ricognizioni affidate ai pontieri del partito. È difficile fare previsioni su cosa succederà. A muovere, adesso, tocca a Fini. Il cui umore dicono essere non dei migliori.

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