Volontè: «Una macabra scelta La Turco ignora gli allarmi Usa»

Volontè: «Una macabra scelta La Turco ignora gli allarmi Usa»

Forse non se ne sentiva la mancanza, ma la decisione è questa: la Fluxoteina, meglio nota come Prozac, ovvero il nome più storico e conosciuto tra i farmaci antidepressivi, potrà essere somministrato ora anche «ai bambini e adolescenti di otto anni di età e oltre». Sta scritto così, nero su bianco, sulla Gazzetta ufficiale del 26 marzo. Una decisione, va ricordato, con cui l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) si è uniformata - qualcuno dirà accodata - alla scelta già fatta lo scorso anno dall’Emea, l’analoga autorità a livello europeo.
Con la differenza che l’Aifa ha almeno cercato di porre delle restrizioni stabilendo che il Prozac possa essere usato per i bambini soltanto in presenza di diagnosi e di piano terapeutico precisi e sotto il controllo di un centro medico. Un sì, insomma, ma quantomeno più prudente rispetto alla sorprendente decisione comunitaria. Perché gli stessi euroburocrati che stabiliscono il calibro delle zucchine e la misura minima del novellame che è lecito pescare, non avevano previsto nemmeno simili limiti, sollevando così da più parti giustificati sospetti di una certa loro accondiscendenza alle pressioni delle lobby interessate. Non a caso il via libera europeo anche a soggetti di età infantile (tra gli effetti collaterali più noti del Prozac ci sono cefalea, confusione, ansia, crisi convulsive e calo di peso) aveva sollevato forti censure in Italia. Paolo Roberti, psichiatra bolognese e membro dell’organizzazione «Giù le mani dai bambini» aveva dichiarato che «è davvero gravissimo perdere così di vista il principio di responsabilità». Che la depressione sia una realtà anche tra i piccoli - per quanto sconvolgente possa apparire - pare essere una triste verità sulla quale sono in molti a concordare. «Si stima che la depressione grave tra i piccoli tra i 4 e gli 8 anni interessi il 2-3% dei bambini», sostiene Filippo Muratori, neuropsichiatra infantile dell’università di Pisa, che parla di origine «in parte genetica e in parte dovuta a fattori ambientali». E a suo dire «in casi gravi è giusto utilizzare farmaci specifici, sia pure con molta cautela». Va da sé che non tutti la pensino come lui. Non la pensa così il direttore dell’Istituto di neuropsichiatria infantile dell’università Cattolica di Roma, Francesco Gazzetta: «L’uso nei bambini può essere molto rischioso: non si conoscono tutti i possibili effetti collaterali».
E, al di là dei pareri medici, è già polemica politica. «Questo governo non perde occasione per imbottire i ragazzi di stupefacenti. Dopo il tentativo andato a vuoto con la cannabis ora sono arrivati al Prozac per i bambini», tuonano le parlamentari di Forza Italia Isabella Bartolini e Laura Bianconi.

Che non trovano tuttavia una sponda nel collega Domenico Di Virgilio, capogruppo di Fi in Commissione affari sociali alla Camera, secondo il quale il rimedio «da un punto di vista medico può essere valutato positivamente quale cura negli stati depressivi severi, a condizione che la prescrizione venga da uno specialista».

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