Per la prima volta la Spagna si ferma contro Zapatero

MadridUn «successo chiaro» che però «non ha fermato il Paese»: questo il riassunto del primo sciopero generale convocato contro il governo socialista guidato da José Luis Rodríguez Zapatero, al potere dal 2004. La risposta dei lavoratori al richiamo dei sindacati maggioritati (Ugt e Ccoo) per protestare contro le manovre di austerity e la riforma del mercato del lavoro del governo è stata poco omogenea nei diversi settori ma si è notata soprattutto nelle manifestazioni di strada convocate in tarda serata in tutta la Spagna.
Per i sindacati un 70% di lavoratori ha aderito allo sciopero e almeno 10 milioni di persone hanno deciso di non lavorare. «Un chiaro successo», ha detto Ignacio Toxo, che ha chiesto al governo di prendere nota e «rettificare» la politica di tagli. La protesta ha colpito soprattutto l'industria e i trasporti, paralizzando i porti e provocando la cancellazione di circa il 40% dei voli nei principali aeroporti. I trasporti metropolitani sono stati colpiti ma si sono rispettati i servizi minimi concordati tra sindacati e governo. Chiusi anche i mercati generali dalle principali città per gli scioperi e i picchetti. Duro l'impatto anche nelle numerose aziende automobilistiche multinazionali, dove praticamente solo il personale di sicurezza si è recato al lavoro. Meno intenso invece è stato quello sulle piccole fabbriche, sul commercio e sul settore pubblico. Tra i funzionari circa l'8% ha aderito alla protesta, secondo i dati del ministero, mentre nelle amministrazioni locali il dato aumentava fino al 12%.
Durante la giornata la polizia ha arrestato almeno 78 persone per gli scontri tra la polizia e i picchetti e per alcuni episodi di violenza sorti a margine. A Barcellona infatti varie decine di giovani “antisistema” incappucciati si sono infiltrati in un corteo pacifico e hanno preso a sassate le vetrine dei negozi, distruggendone vari, per poi assalire un'auto della Guardia Urbana (la polizia municipale) a cui hanno dato fuoco a pochi metri dalla centralissima Rambla. Come già successo in passato la polizia ha inseguito i giovani che per coprirsi le spalle hanno rovesciato in strada cassonetti e quanto trovavano di fronte a loro. Alla fine sono state fermate 24 persone.
Se lo sciopero è stato in giornata poco omogeneo, in serata le strade spagnole si sono però riempite anche di quelle persone che probabilmente avevano deciso di non scioperare per non perdere il salario giornaliero. A Madrid l'intero centro cittadino si è trasformato in una marea rossa di decine di migliaia di persone, una scena che si è ripetuta anche a Siviglia, in Galizia o in città minori. Come di consuetudine la Casa Reale non è intervenuta nella delicata giornata per rispetto a tutte le parti in causa.
Il messaggio dei sindacati al governo è stato chiaro: «Il governo trasforma le vittime della crisi in colpevoli», ha detto Cándido Méndez, leader di Ugt, chiedendo all’esecutivo di cambiare strada soprattutto nella riforma del mercato del lavoro, che però è già stata approvata, così come nel congelamento delle pensioni o nel taglio del 5% dello stipendio ai funzionari pubblici.
L'appello allo sciopero dei sindacati era parso poco convinto.

Ugt e Ccoo non potevano rimanere inerti di fronte ai tagli alla previdenza sociale decisi dal governo per rimettere in sesto i conti pubblici, ma non volevano neanche colpire duramente un esecutivo considerato affine, favorendo l'opposizione. Lo stesso leader di Ccoo, Toxo, aveva infatti definito "un peccato" convocare lo sciopero. Ora che questo sembra riuscito toccherà al governo districare la matassa.

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