«Voteremo a favore del decreto per dare a Prodi un colpo fatale»

L’esponente Udc difende la scelta di sostenere la missione: «Purché ci sia continuità con il governo Berlusconi»

Alessio Garofoli

da Roma

Onorevole Carlo Giovanardi, il ministro della Difesa Arturo Parisi ha assicurato che la missione in Afghanistan proseguirà, ma sette senatori «ribelli» non intendono piegarsi. Ora che succede?
«Succede che sono solidale con loro. Quando sono in ballo questioni così delicate, o la faccia la perdo io, o la perde l’ala pacifista dell’Unione. La presenza in quel Paese dei nostri soldati io l’ho voluta, sostenuta e difesa. La sinistra antagonista, invece, l’ha sempre avversata. Ora non posso cambiare idea determinando una situazione in cui i nostri ragazzi siano costretti a tornare a casa, ma mi lasci ricordare le due condizioni che il mio partito ha posto per dare il suo appoggio: ci deve essere una continuità con la linea del governo Berlusconi, e questa continuità deve emergere chiaramente dalla lettura del decreto. Resta inteso che se Prodi pone la fiducia non se ne fa nulla».
Secondo Mario Baccini se i vostri voti risulteranno determinanti, sarà la fine del governo. Eppure nel corso della XIII legislatura non ci fu questo automatismo.
«Oggi la situazione politica è completamente diversa. È lo stesso Rizzo, che sul pacifismo ha fatto la campagna elettorale, a dire che i nostri voti metterebbero a rischio il governo. Evidentemente si sono scordati che mentre i nostri aerei bombardavano obiettivi civili in Serbia, Diliberto era ministro: all’epoca l’articolo 11 della Costituzione non gli interessava granchè. Appoggiando il decreto ritengo che daremmo a Prodi un colpo ai fianchi che in prospettiva potrebbe essergli fatale. Se poi, al contrario, sono la Menapace e lo stesso Rizzo a sposare la nostra linea, se la vedano loro».
Nessun soccorso a Prodi?
«Senta, le faccio un esempio: come ricorderà, nella scorsa legislatura ho intrapreso una battaglia, perduta, per la chiusura alle 4 dei locali notturni, contro le stragi del sabato sera. Poniamo che Prodi riprenda l’idea, e che quelli dello sballo all’interno dell’Unione siano contrari: come faccio a non andargli incontro? Del resto, di ragioni per fare un’opposizione durissima, a partire dell’esautoramento delle Camere messo in atto dalla maggioranza, ce ne sono anche troppe».
Che ne pensa della mozione unitaria della Cdl proposta dal Cavaliere?
«È un’idea giusta. Ricordo che quando al governo c’eravamo noi, l’allora opposizione pretendeva di votare separatamente da quello delle altre missioni solo il rifinanziamento di “Antica Babilonia”».
Però c’è chi sostiene che il disegno di non far cadere subito il Professore serva a cuocere a fuoco lento Berlusconi.
«Non è così. Credo che la Cdl debba rimanere coesa anche all’opposizione. Facciamo parte di quest’alleanza da quando nel 1994 fondammo il Ccd, e siamo sempre stati leali. Non mi pare che tutti quelli che oggi ci fanno la morale possano dire altrettanto. Ho detto chiaramente che non sono d’accordo con Follini e Tabacci, ma non posso evitare che nel partito ci sia dialettica.

E comunque lasci che le dica una cosa: sono amico di Berlusconi, ma mi dà fastidio che se lui annuncia che non farà mancare il suo sostegno ai nostri militari è un patriota, se lo facciamo noi qualche pierino nella Cdl ci apostrofa subito come traditori».
Be’, l’impressione è che il Cavaliere sia stato costretto a prendere questa posizione per rincorrere voi.
«E quando invece ha detto “votiamo no” si era forse consultato prima con gli alleati?».

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