Il voto a palazzo Madama

Roma«Il federalismo? Me lo sento già in tasca». Umberto Bossi vede avvicinarsi il traguardo dopo il via libera del Senato al decreto sul fisco municipale con 153 sì, 124 no e 2 astenuti. Ora manca soltanto il passaggio alla Camera dove il provvedimento approderà, come deciso ieri dai capigruppo, il primo marzo. Quasi sicuramente a Montecitorio verrà posta la fiducia ed il perché lo spiega chiaramente lo stesso Bossi.
«In Senato i finiani ci hanno chiesto delle cose e noi le abbiamo recepite - racconta il leader del Carroccio - Poi però loro hanno votato con la sinistra. Non mi fido di Futuro e Libertà alla Camera».
Al Senato dove i finiani sono rimasti soltanto in sei la maggioranza non corre rischi ma alla Camera per ora se ne contano ancora 28 e dunque Bossi preferisce non correre rischi perché la posta in gioco è troppo alta. Il leader leghista replica pure alla Corte dei Conti secondo la quale il federalismo potrebbe favorire la corruzione. «Stupidaggini - attacca Bossi - Aumenta la responsabilità degli amministratori e non la corruzione».
Anche Silvio Berlusconi, soddisfatto, parla di un provvedimento chiave per la modernizzazione del paese.

«Spero che il federalismo sia la via per ridurre il debito pubblico che i governi precedenti hanno moltiplicato per 8 dal 1980 al 1992 - dice il premier - E spero sia anche uno strumento valido per la lotta all’evasione fiscale che nel nostro paese è di 120 miliardi di euro mentre in Francia è addirittura sotto i 20 miliardi».
E mentre il Pd attacca il decreto definendolo iniquo e antimeridionalista il leghista Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, esulta perché «non si dovrà più andare a Roma con il cappello in mano».

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