Roma«Il federalismo? Me lo sento già in tasca». Umberto Bossi vede avvicinarsi il traguardo dopo il via libera del Senato al decreto sul fisco municipale con 153 sì, 124 no e 2 astenuti. Ora manca soltanto il passaggio alla Camera dove il provvedimento approderà, come deciso ieri dai capigruppo, il primo marzo. Quasi sicuramente a Montecitorio verrà posta la fiducia ed il perché lo spiega chiaramente lo stesso Bossi.
«In Senato i finiani ci hanno chiesto delle cose e noi le abbiamo recepite - racconta il leader del Carroccio - Poi però loro hanno votato con la sinistra. Non mi fido di Futuro e Libertà alla Camera».
Al Senato dove i finiani sono rimasti soltanto in sei la maggioranza non corre rischi ma alla Camera per ora se ne contano ancora 28 e dunque Bossi preferisce non correre rischi perché la posta in gioco è troppo alta. Il leader leghista replica pure alla Corte dei Conti secondo la quale il federalismo potrebbe favorire la corruzione. «Stupidaggini - attacca Bossi - Aumenta la responsabilità degli amministratori e non la corruzione».
Anche Silvio Berlusconi, soddisfatto, parla di un provvedimento chiave per la modernizzazione del paese.
E mentre il Pd attacca il decreto definendolo iniquo e antimeridionalista il leghista Roberto Cota, presidente della Regione Piemonte, esulta perché «non si dovrà più andare a Roma con il cappello in mano».
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