Vuole il finanziamento pubblico il film sulla storia di Prima linea

Anni di piombo al cinema: Scamarcio sarà Sergio Segio, la Mezzogiorno interpreterà la Ronconi. Dopo le richieste delle vittime oggi la Commissione decide se concedere i fondi. Lo Stato non paghi il film sulle Br

Vuole il finanziamento pubblico 
il film sulla storia di Prima linea

Roma - Bella gatta da pelare, questa di Miccia corta, film liberamente tratto dal libro di Sergio Segio, ex famigerato «comandante Sirio» di Prima linea. Oggi a mezzogiorno, dopo il rinvio deciso il 29 settembre per approfondire alcuni aspetti non marginali, il progetto passa al vaglio della Commissione ministeriale dei fondi di garanzia, insieme con altri 23 titoli che rivendicano lo status di «interesse culturale nazionale». I fondi a disposizione, per l’odierna sessione, ammontano a solo 10 milioni di euro. Per i sei esperti (Rosaria Marchese, Stefania Carini, Enrico Magrelli, Francesco Gesualdi, Oscar Iarussi e Dario Viganò) coordinati da Gaetano Blandini, responsabile della Direzione cinema, non sarà facile scegliere quali sovvenzionare. Ma è soprattutto su Miccia corta - la cifra richiesta è di 2 milioni e mezzo di euro su 5 di costo totale - che il confronto si prospetta vivace e sofferto. Dopo le controversie legate a Il sol dell’avvenire, il ministro Bondi promise che «d’ora in poi nessun finanziamento su questi temi», insomma gli anni di piombo, sarebbe stato «più erogato senza il consenso dei parenti delle vittime».

Su Miccia corta le associazioni, tra le quali Aiviter, Memoria, Unione familiari vittime per stragi, sono state ascoltate il 19 settembre dalla commissione nel corso di una tesa discussione, alla quale partecipò per telefono anche Maria Teresa Furlan, figlia del pensionato che morì il 3 gennaio 1982, ucciso dalle schegge di quei venti chili di tritolo piazzati dal capo di Prima Linea sotto le mura di cinta del carcere femminile di Rovigo per liberare la compagna Susanna Ronconi e altre due detenute, Federica Meroni e Loredana Biancamano. «Lo facciano pure, il film, non ho nulla in contrario, li ho perdonati da tempo. Anche se li odiassi, mio padre non tornerebbe», ha spiegato la signora a la Repubblica.

Mentre i rappresentanti delle associazioni ascoltate hanno espresso alcune perplessità: in merito al ruolo di Segio nel progetto, al tono generale, al titolo del film (lo stesso del libro e del sito curato dall’ex terrorista, oggi volontario nel gruppo «Abele»), alla scelta del cast, al rischio che Miccia corta si trasformi in un’ennesima vetrina per brigatisti macchiatisi di orrendi omicidi.

D’altro canto, il film sembra avere le carte in regola sul piano delle credenziali artistiche e dell’impianto produttivo. Produce Andrea Occhipinti, titolare della Lucky Red, potendo vantare il sostegno di Raicinema, Sky e della società belga dei fratelli Dardenne, mentre Medusa on video curerà la distribuzione come fa di tutti i film della casa di Occhipinti; il regista è Renato De Maria, non nuovo al pubblico di Canale 5, sulla base di un copione firmato da Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo e Fidel Signorile; soprattutto saranno Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno, attori di forte appeal commerciale, a incarnare Segio e la Ronconi.

Insomma, scelta ardua per chi, oggi, dovrà decidere se dare via libera a Miccia corta. Che nel frattempo ha cambiato titolo: probabilmente si chiamerà La prima linea. «Capisco bene quanto sia delicata la cosa. Perché certi episodi riaprono ferite mai chiuse e troppi terroristi hanno occupato la ribalta con ignobile disinvoltura. Ma vorrei fosse chiaro che per noi Segio non è Jesse James o il bombarolo romantico di Giù la testa. Bisogna avere assoluto rispetto per le vittime. Però fare film su questi temi non può essere un tabù», scandisce Occhipinti, disposto ad accogliere alcuni suggerimenti. Perciò scomparirà una scritta prevista sui titoli di testa (il rischio era di equiparare i morti dei due «fronti»), l’assalto al carcere sarà filmato senza concessioni a una certa epica spettacolare, si intende precisare il contesto, ricordando la morte del giudice Alessandrini, gli scontri ideologici all’interno di Prima linea, mostrando l’arresto di Segio.

Anche De Maria è consapevole «della delicatezza del tema».

Dice: «Sarà un film corretto, che non offende, ci mancherebbe, la memoria di chi ha già tanto sofferto. Segio e la Ronconi hanno commesso azioni efferate che nessuno di noi intende idealizzare o nascondere». Basteranno, queste parole, a sopire la polemica e tranquillizzare i parenti delle vittime?

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