Si chiama Dwyane Wade, è un ventiquattrenne di Chicago che ha fede in Dio e ama lItalia il nuovo giovin signore che regna sullolimpo della Nba. È stato lui a guidare i Miami Heat a rimontare le prime due sconfitte nella finale con Dallas, ribaltandone lesito con un 4-2 concluso martedì grazie al decisivo 92-95 colto in Texas. Un recupero che entra nella storia: solo Boston nel 1969 e Portland nel 1977 avevano fatto altrettanto.
Ma cè anche un legame tra passato e futuro del basket americano nel trionfo di Wade, guardia alla terza stagione fra i professionisti, capace di segnare 39 punti a sera nelle decisive quattro vittorie di fila degli Heat. Perché il trionfo di Miami è pure quello dellanziano, linguacciuto ciclope Shaquille ONeal, già tre titoli in cassaforte, ma tutti vinti a Los Angeles accanto al poco amato Kobe Bryant. E il quinto di Pat Riley, il coach-santone che predilige vestire italiano e che gli appassionati ricordano per le sfide fra i suoi Lakers e i Celtics a metà anni Ottanta.
E pensare che a 616 dalla fine di gara 3 lasso tedesco Dirk Nowitzki e i suoi Dallas Mavs erano avanti di 13 punti, a un passo da un 3-0 che autorizzava a mettere lo champagne in frigo. E invece, pur carico di falli e con un ginocchio dolorante, Wade ha preso in mano i suoi, punendo linatteso crollo mentale e tecnico dei Mavs, considerati favoriti alla vigilia.
Wade e Riley portano a Miami lanello Nba
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