«Walid deve tornare in classe al più presto»

da Milano

A far del male al piccolo Walid è stato un adulto. E ora toccherà ancora a un adulto far sì che torni trai i banchi di scuola e non abbia più paura di niente. Dell’importanza del ruolo dei «grandi» a porre rimedio a questa sgradevole vicenda è convinta Antonella Costantino, neuropsichiatra della Fondazione Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano.
Quali conseguenze psicologiche potrebbe avere quest’avvenimento sul bambino?
«Dipende dalle risposte che riescono a dare gli adulti che lo circondano. I familiari non devono essere troppo traumatizzati dalla vicenda. Devono spiegare che quanto è accaduto è stato pesante e negativo ma che con la vicenda si possono fare i conti. E tornare tranquillamente a scuola».
La mamma che cosa può fare?
«Rassicurare il bimbo facendogli presente che l’adulto che gli ha fatto del male non c’è più e che, quindi, non c’è il rischio che si ripeta un episodio del genere».
E la paura come si fa a sconfiggerla?
«È un compito che spetta agli adulti, devono essere in grado di far raccontare al bambino la paura. La paura si sconfigge se ci sono adulti che non sono troppo spaventati».
Il clamore della vicenda può costituire un problema per il bimbo?
«No, se la vicenda non diventa l’unico argomento di discussione in famiglia, altrimenti aggrava la paura del piccolo. Gli si deve spiegare per esempio che l’azione legale è un atto che si fa a fronte di un comportamento scorretto della maestra. Lo si deve rassicurare e spingerlo a tornare alla vita normale».
Come gli si toglierà la paura per i coltelli e le forbici insorta in Walid dopo il ferimento?
«Nell’immediato è normale che ci sia. Ma va spiegato al bimbo che non sono stati i coltelli, le forbici, le lame, le cose a fargli male, ma una persona».
E per convincerlo a tornare a scuola?
«Si può riorganizzare il suo reinserimento con l’aiuto di uno psicologo. Ma potrebbe essere sufficiente anche quello della madre e delle altre insegnanti.

Può inoltre rendersi utile l’interessamento dei compagni di classe. L’importante è che il bambino rientri presto in classe. Perché se vede che gli adulti lo tengono lontano, penserà che ci sia effettivamente un pericolo».

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