WALTER CATTORADICALE

Negli scantinati di Botteghe Oscure ci sarà ancora un vecchio baule con su scritto cattocomunista. Era una figura quasi mitologica del vecchio Pci e segna l’era del compromesso storico, gli anni ’70 di Moro e Berlinguer, Mosca e il Vaticano, Don Camillo e Peppone. Era il pontiere verso il centro e il sabato si ritrovava in parrocchia con i dossettiani della Dc. Era falce, martello e scudo crociato.
La cultura politica di Veltroni è un frullato di Novecento. Non butta via nulla, ma gioca con le frattaglie. Indossa maschere, abiti usati, strappa le pagine di vecchi diari scoloriti e rimastica tutto. Questa è l’identità di Veltroni. È un orizzonte confuso e un po’ schizofrenico che assomiglia a una bancarella di Porta Portese o alla soffitta di un trovarobe. C’è un biglietto per Cuba e un eskimo griffato acquistato in un negozietto dei Parioli, Kennedy e Anna Magnani, Malcom X e Martin Luther King, Che Guevara e Madre Teresa di Calcutta nell’edizione critica di Jovanotti, l’ala sinistra del Verona Zigoni e Roland Barthes, Usa for Africa e Sergio Leone. È proprio questa la novità di Veltroni e dei suoi intellettuali di riferimento: un discount del Novecento.
È un’ottima operazione di marketing, con un tocco di Pop Art, ma con un problema fondamentale, il veltronismo vende ai suoi elettori una zuppa di non identità. È quella che la satira crocifigge come sindrome del «ma anche». L’ultimo prodotto che Veltroni ha messo sul mercato è la sintesi perfetta della sua filosofia. Ecco il catto-radicale.
Veltroni in ventiquattro ore riesce a mettere il cappello sulla vittoria di Zapatero in Spagna e applaudire il discorso sulla famiglia del cardinale Bagnasco. Non importa se Chiesa e Zapatero hanno in testa modelli di famiglia diversi. Non conta nulla se la Bonino e la Cei filosofeggiano sulla vita e sulla morte da distanze siderali e incompatibili. È la pace eterna degli ossimori. Il catto-radicale è il punto dove tutte le culture tendono a zero. Laici e cattolici, liberali e socialdemocratici, conservatori e riformisti, nostalgici e futuristi sono la stessa cosa. Nulla.
La regola d’oro del suo pensiero è: «Noi siamo per i pacifici fuochi d’artificio». Il conflitto in politica è solo un’illusione. È appunto una non identità.
Il catto-radicale è un remake del vecchio cattocomunista, ma svuotato del nucleo. Franco Rodano e i suoi amici svolgevano una funzione storica. Erano i pontieri della metamorfosi del Pci, gli angeli custodi del compromesso storico, uomini che nel bene e nel male cercavano una via d’uscita a quell’anomalia italiana passata alla storia come Fattore K.

E in quel Pci, segnato dallo strappo con Mosca, quel gruppo di cattolici-marxisti rivendicava un’identità forte. Chi è invece il catto-radicale? È uno che per sopravvivere evita di farsi domande. È l’uomo senza qualità.

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