da Roma
Mestre, Marghera, Treviso. In Veneto Walter Veltroni gioca in trasferta ma prova lo stesso ad attaccare sul lavoro. «In caso di vittoria - dice - il primo provvedimento che prenderemo per ridare fiducia nel futuro ai nostri ragazzi sarà quello per la lotta alla precarietà, la norma sul compenso minimo legale». Non è chiaro se sono proprio queste le parole che il Nordest vorrebbe sentire, eppure il segretario del Pd insiste. «È una cosa che deve essere adeguata ai Paesi europei perché un precario non può guadagnare meno di 1.100 euro al mese. Poi bisogna aiutare le aziende che stabilizzano».
Con Massimo Cacciari, dopo le polemiche, c’è un abbraccio e una stretta di mano. «Grazie Nordest. Grazie per l’accoglienza e per la spinta che mi date per cambiare l’Italia. Ci può essere una nuova sintonia in quest’area, mai come adesso Pd e Veneto si possono incontrare». Prima, sostiene, «non era possibile» per colpa della sinistra radicale, «eravamo in un’alleanza che creava molti problemi all’idea di sviluppo e crescita». Ora, spera, «sono cadute le difficoltà di comunicazione». Prima «il centrosinistra ha fatto dei grossi errori». Ora, afferma, «è caduto un muro, andare da soli ci permette di essere liberi». Veltroni parla del porto di Marghera, di «rilancio possibile» e di una legge per le donne: credito di imposta sulle spese per i figli, bollino rosa per le imprese, agevolazioni alle industrie che assumono donne, congedi parentali. Tocca anche temi da quelle parti molto sensibili: «Occorre più equilibrio tra assistenza e sicurezza e si deve garantire la lotta alla criminalità».
Tappa difficile, «da ciclisti veri». E mentre lui elenca al Veneto le cose che vuole fare, pranza con un artigiano di Treviso e tesse l’elogio del tessuto delle medie e piccole imprese della regione, a Milano Silvio Berlusconi straccia simbolicamente il programma del Pd. Veltroni non la prende molto bene: «Noi i programmi degli altri li leggiamo e li rispettiamo. Certe provocazioni non mi meravigliano, perché questa è la storia degli ultimi 15, ma io non intendo scendere sullo stesso piano».
Però polemizza sulle candidature del Pdl: «D’Amato e Riello hanno declinato l’invito con un argomento esplicito, perché con loro non si fanno le riforme. Non c’è un solo italiano che ricordi una liberalizzazione con la destra al governo».
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