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Williams & C Come perdere testa e torneo

Su un campo da tennis è lecito perdere la testa? È una domanda che si fanno in molti dopo la squalifica di Serena Williams. Per i lettori non al corrente, ricordo cosa è accaduto sull’Arthur Ashe Stadium nel match tra la Williams e Kim Clijsters. Indietro 15-30, Serena batteva per salvare l'incontro: sulla seconda di servizio una giudice di linea, con gli occhi a mandorla, le ha chiamato il fallo di piede, quindi doppio fallo e 2 match points contro. Serena l'ha aggredita: «Sei pronta? Sto per cacciarti in gola questa fottutissima palla!». La "giap" è corsa a riferirlo alla rigorosa bionda sul seggiolone (la stessa che tentò di squalificare la Pennetta per averle mostrato il dito ad Orleans in FedCup) e siccome Serena, rompendo una racchetta, aveva già preso un penalty point, è stata sconfitta a tavolino.
Serena ha sbagliato, però ci vorrebbe più tolleranza da parte dei giudici per chi sta lottando. Il fallo di piede è l'unico giudizio inappellabile su un campo da tennis, impossibile da verificare. Con che coraggio chiamarlo? È comprensibile che Serena abbia perso la testa. E, a proposito di «perdere la testa», mi è venuto in mente il Masters di Stoccolma degli anni ’70 in cui fu protagonista proprio Ashe, al quale è intitolato il Centrale di Flushing Meadows, teatro del giallo. L'americano stava giocando contro Ilie Nastase, che in campo era un gran mascalzone. Per l'intera partita Ilie aveva tormentato Ashe alzando la mano e interrompendolo ogni volta che serviva. Era intervenuto inutilmente anche il giudice arbitro. Ad un certo punto Ashe convocò a rete Nastase dicendogli «ancora una volta e me ne vado...». Ilie annuì, ma appena Ashe si apprestò a servire alzò la mano per annunciargli che non era pronto. Senza fare una piega l'americano raccolse le racchette e uscì, lasciando il pubblico frastornato. Nastase vinse per ritiro dell'avversario, non solo il match ma il Masters che avrebbe dovuto essere di Ashe.
Un altro grande disturbatore era Gardini, autentico gladiatore che orchestrava pubblico e giudici di linea. E cosa dire di McEnroe? Gli organizzatori gli mettevano sul seggiolone Jason, un arbitro amico. E lui lo minacciava: «Attenzione Jason, ti sto osservando».

Nicola Pietrangeli mi ha prospettato un risvolto inedito del fattaccio: «Vuoi vedere che le Williams, offese per non essere state protette a New York, decidono di non difendere la bandiera a stelle e strisce nella finale di Fed Cup a Reggio Calabria? In ogni caso - conclude Nicola ridendo - ora sappiamo come far cadere Serenona in trappola».

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