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Yara, immigrato fermato per omicidio Il sindaco: "Nessuna caccia all'uomo"

Svolta nelle indagini sulla 13enne bergamasca: marocchino bloccato a bordo di un traghetto partito da Sanremo e diretto a Tangeri. Gli inquirenti: "Fase cruciale". Poi il fermo con l'accusa di omicidio e occultamento di cavadere. In una intercettazione avrebbe detto: "Allah mi perdoni, non sono stato io". Rabbia a Brembate: spuntano cartelli contro gli stranieri. Ma il sindaco leghista si dissocia. Nuove ricerche nei boschi vicino al paese

Yara, immigrato fermato per omicidio 
Il sindaco: "Nessuna caccia all'uomo"

Bergamo - Svolta nelle indagini per la scomparsa di Yara Gambirasio, la tredicenne scomparsa da nove giorni a Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo: un marocchino di 22 anni, bloccato a bordo di un traghetto salpato da Sanremo per Tangeri, dopo un lungo interrogatorio è stato fermato con l'accusa di omicidio. Gli investigatori sospettano, infatti, che la ragazza sia stata uccisa ed il suo cadavere occultato. I carabinieri si sono recati a casa di Yara per incontrare i genitori della ragazzina.

"Siamo in una fase cruciale, non posso assolutamente né confermare né smentire alcuna notizia" ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Bergamo, Roberto Tortorella, uscendo dalla caserma dove sarebbe in corso l'interrogatorio dell'uomo. Il colonnello ha chiesto quindi ancora un po' di riserbo. "Lasciateci lavorare - ha aggiunto - è un momento in cui non possiamo dire assolutamente nulla". Per tutta la notte gli investigatori sono stati freneticamente al lavoro, l'uomo è "fortemente sospettato" dagli inquirenti.

"Allah mi perdoni, non sono stato io", così, secondo indiscrezioni, una intercettazione telefonica nella quale il marocchino parlando al cellulare si sarebbe confidato con qualcuno. Secondo quanto si è appreso è stato interrogato dal pm di Bergamo Letizia Ruggeri in carcere. L'extracomunitario lavorava come muratore nel cantiere edile di Brembate di Sopra dove nei giorni scorsi si erano concentrate le ricerche. L'intercettazione nella quale l'immigrato fermato in relazione alla vicenda di Yara dice: "Allah mi perdoni, non sono stato io" risale ad alcuni giorni prima che l'uomo si imbarcasse sulla nave a bordo della nave. E' stata questa telefonata che ha indirizzato su di lui il sospetto degli investigatori e che, unitamente al fatto che l'uomo volesse tornare nel suo paese, ha fatto scattare il fermo, motivato anche dal pericolo di fuga.

Indagini all'inizio, forse complici Il suo viaggio in Marocco, dopo la telefonata ritenuta sospetta, ha determinato il fermo dell'uomo con l'accusa di sequestro di persona e omicidio volontario, ma le indagini sembrano solo all'inizio per stabilire con certezza quale ruolo abbia avuto l'immigrato nella scomparsa della ragazza. Gli accertamenti sono quindi concentrati su quanto potrebbe essere accaduto nel cantiere di Brembate in cui il marocchino lavorava e in cui i cani hanno fiutato ripetutamente tracce di Yara, che le forze dell'ordine continuano a cercare. Il fermo dell'uomo potrebbe essere utile all'identificazione di eventuali complici. Nei giorni scorsi due testimoni avevano riferito di aver visto la ragazza parlare con due persone. Uno di questi, Enrico Tironi, di 19 anni, era stato denunciato per procurato allarme nei giorni scorsi, ma era poi stato nuovamente sentito nell'ambito dell'inchiesta. 

Ricerche Anche stamattina sono proseguite le battute di ricerca di Yara da parte delle forze dell'ordine e delle centinaia di volontari impegnati a setacciare il comune e le vallate vicine da giorni. I mezzi e i volontari impegnati nella ricerca di Yara si sono diretti, improvvisamente, come a seguito di una segnalazione, nei boschi sulla collina in territorio del comune di Ambivere, a pochi chilometri da Brembate. Le forze dell'ordine hanno sbarrato le stradine di campagna, nei pressi di un centro sportivo, e hanno cominciato a perlustrare i prati e i campi di granoturco.

Cartelli contro gli stranieri Un automobilista é passato davanti la strada di accesso di villa Gambirasio esponendo un cartello "Occhio per occhio, dente per dente". "Non ne possiamo più di questi immigrati - ha detto riferendosi al nordafricano fermato -, devono tornarsene a casa loro". Anche un' altra persona è arrivata davanti Villa Gambirasio urlando contro il presunto omicida. "Io non ce l'ho con lui perché è uno straniero - ha detto - non mi interessa di che razza sia, voglio però che sia fatta giustizia, vorrei che facessero a lui quello che ha fatto alla ragazzina". Brembate Sopra è un Comune di 7.800 abitanti da anni guidato da una giunta del Carroccio. "Qui non siamo razzisti - ha aggiunto un'altra signora passando - ma ci piace l'ordine e la tranquillità e qui non era mai successa una cosa come questa". Altri scritte di insofferenza nei confronti degli immigrati sono apparse nel pomeriggio a Brembate ed alla periferia di Bergamo. Immigrati "fuori da Bergamo" era scritto su un lenzuolo bianco, mentre scritte volgari nei confronti di extracomunitari sono state stampate su alcuni fogli di carta.

Il sindaco leghista: non ci sarà caccia allo straniero "Sono sicuro che la comunità saprà reagire con calma e razionalità, anche se ovviamente la speranza di tutti noi è che questa storia finisca bene". Lo ha detto il sindaco di Brembate, Diego Locatelli, rispondendo a domande sul rischio che il paese se la prenda con gli extracomunitari. "No, non ci sarà nessuna caccia all'uomo - ha detto il sindaco a capo di una giunta leghista -. Non è questa la reazione che mi aspetto dai miei cittadini e sono sicuro che non sarà così". Alle parole del sindaco ha replicato uno dei cittadini che invece sono arrivati a protestare contro gli extracomunitari nei pressi della villa dei Gambirasio. "Il sindaco dice cose da sindaco - ha detto uno di loro - io la penso da cittadino".

Dissociazione "Ci dissociamo da singoli episodi che si sono manifestati dopo la divulgazione delle notizie riguardanti le indagini ancora in corso e in fase di accertamento" ha detto successivamente il sindaco leggendo un comunicato ai giornalisti al quartier generale delle operazioni. "Auspichiamo - ha aggiunto - che ciò non sia strumentalizzato e che prevalga il senso di massimo riserbo sulle indagini che le forze dell'ordine stanno svolgendo con professionalità e con grande dispiego di energie e risorse".

Bloccato sul traghetto Ieri i carabinieri sono saliti a bordo del traghetto "Berkane" partito da Genova e diretto a Tangeri, in Marocco, a bordo del quale si trovava l'extracomunitario ricercato L'uomo è uno dei soggetti sulle cui tracce si sono messi i carabinieri subito dopo la scomparsa di Yara. L'ispezione delle forze dell'ordine è avvenuta nel massimo riserbo al largo del porto di Sanremo. La Guardia Costiera ha prestato assistenza con le proprie unità ai militari dell'Arma per raggiungere la nave in navigazione verso ovest al largo delle coste imperiesi. Compiuti gli accertamenti, il traghetto ha ripreso il viaggio verso il Marocco.

Testimonianza L'operazione dei carabinieri pare legata al mistero della testimonianza del vicino di casa di Yara, Enrico Tironi, che non sarebbe stato creduto. Il giovane subito dopo la scomparsa di Yara aveva raccontato di aver visto la ragazzina nell'ora presunta del sequestro nei pressi dell'abitazione in compagnia di due uomini. Tironi era stato molto dettagliato nella sua testimonianza, descrivendo l'abbigliamento di Yara e i due uomini, che a lui erano sembrati due adulti. Poco distante, aveva aggiunto Tironi, era parcheggiata una Citroen rossa ammaccata. Ma gli inquirenti avevano ritenuto infondata, almeno in apparenza, questa testimonianza al punto che nei confronti del giovane era scattata la denuncia per procurato allarme e falso ideologico. Tironi era stato sentito un'altra volta anche dal pm e a quanto si era appreso nei giorni del suo interrogatorio avrebbe ritrattato la sua testimonianza. 

"Così siamo intervenuti sulla nave" Le delicate e complesse operazioni marittime per aiutare i carabinieri a fermare il tunisino imbarcato su un traghetto a Genova, sono state condotte con successo dalla direzione marittima del capoluogo ligure, sotto il comando del contrammiraglio Felicio Angrisano, grazie ai rapporti stretti con il comandante dell nave, che ha avuto di recente problemi meccanici e di sicurezza a bordo ed era stato obbligato dalla capitaneria a eseguire lavori di riparazione. Solo da poche settimane, il traghetto Berkane della compagnia Comanav, che fa la spola tra Genova e Tangeri in Marocco, era infatti stato riammesso all'attracco al porto di Genova dopo una serie di lavori di riparazione e manutenzione straordinaria fatti a Tangeri su richiesta della Direzione Marittima di Genova. L'aspetto più delicato della operazione di ieri pomeriggio é stato il rientro del traghetto dalle acque internazionali a quelle italiane. "Si trovava a venti miglia dalla costa, tra Alassio e Ventimiglia, perciò in acque internazionali, e noi non eravamo legittimati a disporre o a ordinare che la nave rientrasse - ha spiegato all'Ansa il contrammiraglio Angrisano -. Siamo riusciti ad ottenere dal comandante tutta la collaborazione necessaria anche grazie ai rapporti instaurati di recente per i problemi avuti dalla nave. Il comandante ha subito accolto la mia richiesta di dirottare vero l'Italia e ha invertito la rotta". Il secondo aspetto delicato consisteva nella necessità di non fare insospettire la persona cercata dai carabinieri. "A quel punto abbiamo organizzato, al minuto, l'incontro tra il traghetto e le nostre motovedette, partite da Imperia e da Sanremo - ha aggiunto il contrammiraglio - sulle quali erano saliti a bordo i carabinieri. Si doveva fare in modo di non insospettire quella persona, perciò abbiamo deciso che la nave non si sarebbe dovuta fermare per alcun motivo". L'abbordaggio, secondo quanto riferito da altre fonti, è avvenuto intorno alle 20 davanti a Caponero, a quattro miglia circa dalla costa: "l'operazione è durata circa 45 minuti - ha detto Angrisano - senza alcun inconveniente, tanto che una nostra terza motovedetta pronta a intervenire in caso di necessità è rimasta a terra".

Un caso di omonimia Non è stato semplice per gli investigatori individuare la nave su cui il marocchino si era imbarcato. Prima di accertare la sua presenza sul traghetto Berkane diretto a Tangeri, dove erano saliti a bordo circa 400 persone, sono stati controllati gli elenchi dei passeggeri di un'altra nave diretta in Marocco, della compagnia Grandi Navi Veloci. A quanto sembra, il nome della persona cercata dai carabinieri compariva tra i nominativi delle prenotazioni di entrambi i traghetti.

A quel punto sono stati incrociati altri dati in possesso degli investigatori, forse, ma la notizia non viene confermata, anche il numero di targa di un'auto, ed è stato scoperto un caso di omonimia.

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