Zaia: "Abbiamo incassato tanto perché la gente è con noi"

Il ministro leghista, candidato governatore del Veneto, avverte: «La legittimità del Carroccio viene dal popolo. Anche di centro»

Zaia: "Abbiamo incassato tanto perché la gente è con noi"

Roma In Veneto, perché non poteva resistere al richiamo della sua terra. Ma anche perché Luca Zaia è convinto che da quella posizione potrà fare molto per le riforme. Se diventerà governatore, il ministro dell’Agricoltura promette di fare del Veneto una regione test per il federalismo. Con buona pace di chi non vuole le riforme e non vorrebbe la Lega al governo. Pier Ferdinando Casini in testa.
Come si sta preparando a traslocare dal ministero alla Regione?
«Intanto bisogna avere rispetto per i cittadini e per la scelta che faranno».
Pensa di non vincere?
«No, ma sono tutti talmente convinti che ce la facciamo che c’è il rischio che molti dei nostri non vadano a votare».
Allora diciamo, se vincerà le elezioni e diventerà governatore, pensa di dare un contributo per le riforme?
«Il Veneto deve assolutamente candidarsi come prima regione per testare i decreti del federalismo. C’è un governo nazionale amico, in totale sintonia con la coalizione che si candida a governare il Veneto, quindi la situazione è ideale».
Però adesso ricopre un incarico importante.
«Lascio il ministero con non poco dolore, ma l’amore per la mia terra lo compensa. Non avrei potuto scegliere diversamente. L’esperienza a Roma è stata eccezionale, utile anche per un governatore, penso alle competenze e alle relazioni».
Quale è la cosa più importante che ha fatto al ministero dell’Agricoltura?
«In generale, quello che siamo riusciti a ottenere dall’Europa. Penso ai quattro miliardi e 300 milioni di fondi per l’agricoltura. Poi tutta la battaglia per la denominazione di origine obbligatoria dei nostri prodotti. Io sono il ministro dello sciopero dell’ananas, dell’etichettatura, delle quote latte».
Ha ottenuto consensi spesso bipartisan come ministro eppure sul suo nome e su quello degli altri leghisti l’Udc ha messo il veto.
«Molti elettori di quella parte ci voteranno. Prendiamo atto che l’Udc in due anni di governo Berlusconi non ha perso occasione di attaccarci. Lo hanno fatto su tutto, dalle quote latte al federalismo. Coerenza vuole che non ci sia nessuna vicinanza tra noi e loro in queste elezioni».
Anche nelle regioni dove invece è possibile un’alleanza con l’Udc?
«Io non entro nel dibattito su cose che riguardano casa di altri. Prendo atto di certi atteggiamenti, ma in altre regioni saranno i candidati presidenti a valutare. Non è affar nostro».
È vero quello che dice Casini e cioè che il Pdl ha svenduto il Nord alla Lega?
«Non si sputa sul piatto dove si è mangiato. Per dieci anni l’Udc è stata in giunta insieme alla Lega e a Roma è stata al governo con Berlusconi. È normale che le strade si dividano, ma non può mancare il rispetto per i cittadini».
Resta il fatto che il Carroccio ha ottenuto molto.
«Anche molto consenso. E la ragione è semplice».
Quale è?
«È il partito che rispetta il contratto sociale tra chi governa e il popolo. La legittimità viene dal popolo e l’atteggiamento di Casini si può spiegare anche con una contrarietà di principio a questo modo di vedere la politica».
A livello nazionale è possibile un riavvicinamento tra centristi e Pdl?
«Le alleanze con la sinistra in alcune regioni non potranno che pesare. Sarà una sorta di peccato originale dell’Udc e saranno soprattutto i loro elettori a considerarlo tale. Comunque è affare loro. Questo governo gode di un consenso senza precedenti e in questo momento bisogna dare risposte ai cittadini».
Con le riforme?
«Questo è un momento storico negativo per la crisi, ma proprio per questo è strategico. E poi per noi della Lega vale quello che dice Bossi: il senso del nostro stare al governo è fare le riforme».
Per questo vi accusano di avere una strategia di lungo periodo che punta a dividere il Paese.
«Mi piacerebbe che gli scettici capissero che il movimento del federalismo è centripeto, se non si fanno le riforme prevarranno i movimenti centrifughi, i cittadini si allontaneranno dalle istituzioni».
Lei è candidato a guidare la patria dei distretti e delle piccole imprese, si aspetta riforme anche per le aziende?
«L’ottanta per cento delle nostre imprese ha meno di 15 dipendenti. E con il modello dei distretti siamo diventati leader di interi settori, penso agli scarponi da sci. Le imprese chiedono meno burocrazia, pressione fiscale più leggera e anche pene più severe per chi evade. Poi il federalismo fiscale, che ci renderà padroni a casa nostra. Le tasse che si pagano, fatta salva una quota di solidarietà e di sussidiarietà nazionale, devono tutte tornare».
Un ministro del Pd disse che la cultura dei veneti è «consustanziale» all’antistatalismo e all’evasione. Gli vuole rispondere a distanza di due anni?
«Hanno già avuto la risposta dal Veneto, dalla Lombardia e da tutta l’Italia.

Vadano a farsi un giro a vedere come lavorano le imprese. Tra mille difficoltà riescono a produrre il gettito fiscale e il Pil che fa crescere il Paese e che permette di pagare i servizi a tutti, anche a chi non produce».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica