Zambrotta e una serata speciale «Il mio gol dedicato a Pessotto»

L’emozione del difensore azzurro «È stato Gianluca a darmi tanta forza. Speriamo ce la faccia»

nostro inviato

ad Amburgo
Altro che Shevchenko. Amburgo e il mondiale tutto da giocare possono ammirare la vena ritrovata di Luca Toni e dell’Italia che avanza a suon di gol. Tre a zero sulla schiena della povera Ucraina rispedita a casa senza rimpianti, in una sera finalmente con molte luci, alcune persino abbaglianti. Non è merito del modulo e neanche dell’abilità di Buffon e dei suoi, capaci di respingere gli assalti dei gialli di Kiev. È merito complessivo di una squadra che trova un geometrico equilibrio e assiste al fiorire del suo campione musa, Francesco Totti. Con uno così, il futuro può diventare un romanzo d’avventura. Totti gioca di sponda con Zambrotta, lui stesso rifinisce il cross che Toni trasforma nel decisivo 2 a 0. Alle loro spalle, c’è una difesa a prova di bomba, e un centrocampo nel quale Gattuso è un autentico leone, oltre che un leader conclamato.
C’è il pienone ma è merito dell’attività dei bagarini, fuori dallo stadio a un’ora dall’inizio propongono biglietti del valore di 100 e 200 euro a prezzi di saldo, 10 euro addirittura pur di recuperare qualcosa. Lippi è di parola, nazionale ridisegnata col 4-4-2 fa intuire alla vigilia e così si comporta senza inventare altro, senza stravolgere il copione. La partenza pancia a terra degli azzurri è di quelle che lasciano il segno. E non solo perché nei primi minuti matura il piccolo vantaggio sull’Ucraina, ma perché la rasoiata di Zambrotta è la conseguenza di un valico aperto nel cuore della difesa gialla dalla posizione scelta da Totti, il quale si allontana dai gendarmi per giocare di sponda con il centrocampista o con il difensore che arriva da dietro. Al primo tentativo imbastito dopo quattro minuti, si incunea Camoranesi in quel tunnel all’aperto e la sua conclusione, dritto per dritto, è la testimonianza di una bella tensione. Alla seconda occasione, l’Italia passa. E qui la collaborazione tra Zambrotta e Totti è un piccolo capolavoro balistico. Perché lo juventino lavora un pallone laterale, lo offre al romanista che glielo restituisce di prima intenzione, come sanno fare quelli che conoscono l’arte del calcio. A quel punto, davanti a Zambrotta si apre una bella fetta di campo e lì, con la sua andatura può piazzare lo scatto rabbioso e anche il sinistro che è una delle sue qualità migliori: 1 a 0.
L’Ucraina rimane come folgorata. Cerca di riportarsi in traiettoria con una serie di entrate al limite del regolamento: producono l’effetto di due cartellini gialli, nessun timore invece per gli azzurri. Specie Gattuso che risulta preso di mira, casualmente, chissà. Prima gli procurano un colpo alla schiena, poi gli passano sopra un braccio ma lui, ercolino sempre in piedi, si rialza e torna al suo posto, per battagliare. Senza alcuna riverenza nei confronti di Shevchenko a cui pesta un piede, chiede scusa e torna a battagliare, secondo costume. Con l’Ucraina sgranata dallo svantaggio, è più facile giocare, specie per Perrotta che ha il tempo delle percussioni. Gliene riescono un paio macchiate da un’imperfezione. A metà della prima frazione, su sponda di Toni, cade in area, si volge malandrino verso l’arbitro e si rialza come si usa fare al mondiale. Totti, cercato e trovato, si misura in un recupero difensivo prepotente: scatto perentorio di 20-30 metri a coprire un avversario sfuggito al controllo della gendarmeria azzurra. Di Shevchenko nessuna notizia. Anzi la sua presenza esalta Cannavaro, protagonista di un tacco d’autore per frenarne l’unghiata. Il risultato è bello e scritto: i fratelli di Sheva non trovano la porta e Blokhin dalla panchina, deve rimescolare le carte per provare a ottenere maggiore efficacia dal suo schieramento.
I primi dolori si avvertono nella ripresa. Uno stinco di Barzagli, su un cross di Kalinischenko, tradisce qualche affanno. Per fortuna della nazionale, la sua difesa è in gran forma e anche assistita da una dea compiacente. Lo conferma Cannavaro con un paio di deviazioni in quota, lo ribadisce Buffon rischiando la testa per respingere, con la collaborazione del palo, l’incursione di Gusin, spuntato alle spalle di Camoranesi, libero libero. È la svolta della sfida. Perché dalla curva a gomito di un altro paio di attacchi feroci dei gialli di Kiev, rintuzzati da Buffon (strepitoso su Gusev) e da Zambrotta (provvidenziale su Gusin), la nazionale esce con un colpo di coda strepitoso. Al primo angolo utile, nato dalla punizione di Pirlo deviata, Totti apparecchia l’arcobaleno che può mandare in visibilio anche Luca Toni. Manca solo lui all’appello. E il re del gol italiano timbra il cartellino del mondiale raccogliendo di testa l’invito al bacio. È il primo gioiellino, non è l’unico di una notte che può restare scolpita nella sua memoria, preparata con scrupolo dal ct (onore al merito dell’intuito). Perché quando Zambrotta passa a sinistra per l’arrivo di Oddo (debutto al posto di Camoranesi), da quella parte, nello schieramento dell’Ucraina, si apre un’altra corsia utilizzata questa volta per servire, a porta spalancata, la palletta del comodo 3 a 0. L’arbitro, che non è propriamente un amico, sorvola anche su un rigore (Camoranesi abbattuto sull’uscio dell’area). Non potranno più dire che nei confronti dell’Italia c’è il rigore facile.
A quel punto finisce la contesa e comincia il divertimento. Per l’Italia che punta diritto alla semifinale di Dortmund e per la sua panchina. Lippi ripresenta anche Zaccardo per garantire a Gattuso, uno dei leoni di Duisburg, la standing ovation dello stadio di Amburgo.

Se la merita tutta. Insieme con gli applausi per un mondiale cominciato col botto e adesso impreziosito da un colpo d’ala. Non si torna a casa. Ci rivediamo martedì a Dortmund. C’è la battaglia con i tedeschi, padroni di casa.

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