Roberto Fabbri
In Irak è stata festeggiata ieri la fine del mese di digiuno rituale del Ramadan, ma la giornata di Eid el Fitr, nella quale nei Paesi islamici tradizionalmente si banchetta e ci si diverte, non è potuta trascorrere libera da preoccupazioni e gravi tensioni. E questo perché non sono mancati gli ormai tragicamente consueti episodi di spargimento di sangue da parte della guerriglia antigovernativa, in diverse località del Paese; ma anche - e in un certo senso soprattutto - perché la branca irachena di Al Qaida, guidata dal terrorista giordano Abu Musab al-Zarqawi, ha pesantemente alzato i toni delle proprie minacce, ingiungendo ai diplomatici stranieri di andarsene tutti dallIrak se non vorranno fare la fine di alcuni loro colleghi che sono stati sequestrati e assassinati.
Lintegralista islamico Zarqawi insiste nella strategia, che ha in comune con i baathisti rimasti fedeli allex dittatore Saddam Hussein, di non riconoscere alcuna legittimità agli ambasciatori stranieri accreditati a Bagdad. «Rinnoviamo il nostro appello a coloro che insistono a mantenere le loro sedicenti missioni diplomatiche in Irak - scrive il rappresentante-latitante dellorganizzazione di Osama bin Laden - e chiediamo ai diplomatici di fare i bagagli», perché, viene precisato nel testo, «non faremo differenze tra capi missione e piccoli impiegati, in quanto sono tutti daccordo nel sostenere il governo criminale (iracheno) e i suoi padrini americani».
Il comando militare americano ha reagito rendendo noto che la scorsa settimana, nel corso di un attacco condotto con bombe a guida laser, sono stati distrutti tre rifugi utilizzati da terroristi nella zona di Al Qaim, al confine con la Siria, e uccisi cinque capi locali di Al Qaida che partecipavano a una riunione. Uno dei morti, riferiscono gli americani, era Abu Asil, un nordafricano che viene indicato come collaboratore personale dello stesso Zarqawi. Il suo compito era quello di organizzare la fornitura di armi, guerriglieri e uomini disposti a compiere attentati suicidi nella provincia occidentale di Al Anbar, nota per essere a schiacciante maggioranza sunnita.
Proprio in quella provincia la guerriglia ha ripetuto ieri il suo modo particolare di festeggiare la fine del Ramadan, già attuato lo scorso anno: con un massacro di poliziotti iracheni, da loro considerati nientaltro che dei traditori al soldo degli americani. La strage è stata compiuta a un posto di blocco in una zona isolata nei pressi di Baquba, nel famigerato triangolo della morte, doverano in servizio una quindicina di agenti.
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