Zosi e Amoyal, l’allievo e il maestro

Piera Anna Franini

L’allievo, Edoardo Zosi, e il maestro, Pierre Amoyal, si incontrano nel nome di Johann Sebastian Bach. L’appuntamento è per questa sera alle 21, in Conservatorio. Un incontro propiziato dalla Società dei Concerti che da anni, con regolarità, ospita Zosi: da solo o in compagnia di grandi violinisti, uno su tutti, Salvatore Accardo.
Zosi, diciottenne, è un violinista non più enfant e dunque è chiamato a confermare le promesse del prodigio che ha vinto concorsi, si è diplomato a diciassette anni, e suona in giro per il mondo da concertista consumato. Il programma è tutto nel nome di Bach, pensato per il violinista che non ha più nulla da dimostrare.
Apre il Concerto in la minore BWV 1041, segue quello in mi maggiore BWV 1042 (con Amoyal al violino solista) e il Concerto in re minore BWV 1043 per due violini e orchestra. Chiude Notte trasfigurata op.4 di Schoenberg. L’orchestra è la Camerata di Losanna, nata in seno al locale conservatorio su iniziativa dello stesso Amoyal.
Amoyal, anche lui a suo tempo enfant prodige, veniva lanciato da una medaglia d’oro al Conservatorio di Parigi. Spiccava quindi il volo per gli Stati Uniti studiando con Jascha Heifetz. Seguiva la classica carriera del violinista itinerante, al seguito di orchestre importanti e di direttori di rango tra cui Herbert von Karajan, Sir Georg Solti, Seiji Ozawa, Sir Simon Rattle, Myung Whun Chung.
Ampio il repertorio dove Amoyal, da gallico purosangue, ha ritagliato uno spazio generoso per il capitolo francese portando alla ribalta gioielli musicali come i lavori di Gabriel Fauré.
Amoyal suona due Stradivari, il Kochansky e il Milanollo, strumento che appartenne a Niccolò Paganini e Christian Ferras.
Da artista talentuoso e da insegnante di allievi accuratamente scelti ammette che «il talento è come una bottiglia vuota, da riempire con ingredienti come la curiosità, sensibilità, apertura, cultura e tanto lavoro. Il pianeta è ricco di talenti – prosegue - che non hanno prodotto niente, ma pure di persone con doni di natura modesti che però hanno lavorato così sodo da creare capolavori. Infine ci sono gli Horowitz e gli Heifetz che univano il talento a una straordinaria personalità».
Altro ingrediente chiave, una buona dose di fortuna. Ne sa qualcosa Zosi, cresciuto in una famiglia musicale (la mamma è la pianista Stefania Mormone), avviato agli studi prestissimo – a tre anni – e con guide eccellenti: Mauro Loguercio al Conservatorio milanese, in contemporanea Sergej Krilov, e lo stesso Amoyal.


Una carriera precoce, quella di Zosi, vissuta tuttavia con naturalezza, «in genere vivo con tranquillità il momento del concerto», ci spiega sulla scorta di una serie di appuntamenti di anno in anno sempre più fitti.

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