Economia

Zuccoli spara ad alzo zero sulla sua Edison

«Che Edison se ne vada in Francia a fare concorrenza a Edf e vediamo che cosa succede. Che vada a mettere a Parigi la pubblicità che mette qui a casa nostra a Brescia». E ancora: «Siamo entrati in Edison per avere sinergie industriali e non perché ci porti via clienti a suon di sconti». Più o meno queste sono state le parole che Giuliano Zuccoli, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A (l’ex municipalizzata elettrica milanese fusasi con la consorella bresciana) ha pronunciato con voce alterata ieri a Brescia, durante l’assemblea della sua società che ha approvato il bilancio 2009 e la distribuzione di un dividendo di 0,07 centesimi per azione. Parole che hanno stupito l’uditorio per due ragioni. La prima: Zuccoli è normalmente una persona diplomatica, controllata, che sa dosare i termini. La seconda: Zuccoli è anche presidente della stessa Edison. Quindi lo scatto d’ira sentito ieri in assemblea sorprende sia per i modi, sia per il destinatario visto che formalmente coincide con chi l’ha lanciato.
Ovvie allora le domande: perché è successo? Che cosa significa? Che cosa c’è dietro l’irritazione di Zuccoli? Che conseguenze potranno esserci? Per chi si fosse perso le precedenti puntate di questa poco entusiasmante storia del capitalismo italiano, bisogna ricordare che la vicenda Edison nacque nel 2001 quando la Fiat, alleandosi al colosso francese pubblico Edf, ne decise la scalata. Rimasta senza soldi e finita anzi a un passo dalla bancarotta, la casa automobilistica si ritirò quasi subito dalla partita. Allora, per evitare che il secondo gruppo italiano dell’energia cadesse in mani straniere, venne trovata una soluzione un po’ intricata, ma che ha resistito nel tempo. A farla breve, oggi Edison fa capo per il 62 per cento a Transalpina Energia; questa è posseduta metà per uno da Edf e da Delmi la quale è un’altra scatola, a sua volta controllata da A2A (51 per cento) e altri. I soci hanno firmato dei patti per assicurare questa governance fino al settembre 2011 e hanno assegnato la carica di presidente appunto a Zuccoli e quella di amministratore delegato a Umberto Quadrino, manager ex Fiat e voluto da Edf. Particolare da non trascurare: il gruppo francese, oltre alla sua quota in Transalpina, controlla direttamente anche il 19 per cento di Edison rastrellato sul mercato nel corso degli anni. Dunque, i francesi hanno il 31 più il 19 per cento. Detta semplice, semplice sono i padroni di Edison.
Ma siccome Edison si occupa di energia e non di biscotti o collant, alla storia si aggiunge qualche complicazione politica. Un solo esempio: Edison ha molte centrali idroelettriche in Nord Italia, in zone saldamente controllate dalla Lega. Ora chiunque ne sia il padrone non può ignorare questo rapporto con il territorio, anche se la sua stanza dei bottoni è a Parigi. Per questo da mesi si parla di una trattativa tra i partner italiani e francesi di Edison per trovare una soluzione complessiva e consensuale alla vicenda, in modo da non arrivare impreparati alla scadenza del settembre 2011. Si è parlato di uno spezzatino (un po’ di centrali agli uni, un po’ agli altri), dell’arrivo di nuovi soci disposti a rilevare le quote o degli italiani o dei francesi. Nei mesi scorsi, quando a livello di governi si è deciso che l’Italia sarebbe ritornata nel nucleare con un’intesa a largo raggio proprio con i francesi e la loro tecnologia, si è detto e scritto che in questa grande alleanza transalpina si sarebbe individuato anche il sistema per comporre il contenzioso Edison.
Forse le diplomazie sono davvero e tuttora al lavoro in questa direzione, ma non se ne è saputo più nulla. Non si sente più parlare di accordi, di do ut des, o anche solo di contentini. Intanto il settembre 2011 si avvicina, i patti parasociali che legano i soci presto scadranno e ci sarà una sorta di liberi tutti. I francesi di Edf andranno all’assemblea Edison con il loro 50 per cento (almeno). E, come succede in qualsiasi società quotata, comanderanno loro.
Les jeux sont faits. Zuccoli vede il momento avvicinarsi e sa che difficilmente si riuscirà a modificare questa storia in fondo già scritta fin dall’inizio. Però si arrabbia.

Ed essendo un valtellinese tosto, non si dà per vinto.

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